Francesco Dioletta non è il primo ad auto prodursi il latte - oltre a qualche gelatiere che ha adottato delle vacche (come Sergio Dondoli), sono sempre più numerosi i caseifici o le aziende agricole che si sono lanciati nel mondo del gelato - ma è uno dei pochissimi che ha investito anche nel branding.
L'ATTE, il latte de L'Aquila
Perché lo ha chiamato L'ATTE? «È il latte dell'Aquila, l'unica città in Italia con l'articolo, da qui l'idea di richiamare la “elle” apostrofata e di rappresentare l'apostrofo con una gocciolina. Di latte ovviamente», spiega Francesco Dioletta, imprenditore e maestro gelatiere, tra i più bravi d'Italia. «L'idea di produrre il mio latte parte dal desiderio di offrire ai consumatori un prodotto genuino e di provenienza certificata, rispettando standard elevati di benessere animale e sostenibilità ambientale. Ecco perché ci ho messo anni prima di individuare la stalla ideale».
Situata a Paganica e gestita dalla Società Agricola La Simentale di Antonio e Pierluigi Tennina, la stalla, secondo il gelatiere, è un modello di eccellenza nel settore agricolo: «Qui le trentadue vacche di razza pezzata rossa italiana sono libere di girare e in alcuni periodi dell'anno vanno al pascolo, poi con i Tennina abbiamo concordato un'alimentazione esclusivamente con fieno, mais ed erba, che garantisce la produzione di un latte eccellente», latte che dopo essere stato raccolto, viene trasportato al laboratorio di Dioletta, dove subisce un delicato processo di pastorizzazione e omogeneizzazione entro 24 ore dalla mungitura. «Questo garantisce la freschezza e l'integrità del prodotto, che poi utilizzo immediatamente per la produzione del gelato, oltre che per essere imbottigliato e venduto direttamente nei punti vendita di Gelaterie Duomo e in alcuni locali dell'Aquila selezionati».
Conviene auto prodursi il latte?
Con il L’ATTE dell’Aquila coprono tutto il fabbisogno delle gelaterie, che ammonta nel periodo estivo a circa 250/300 litri di latte al giorno. Ma conviene auto prodursi il latte? «Dipende dal tipo di investimento, nel nostro caso direi di no!» Almeno non nell'immediato, in futuro l'obiettivo è di ammortizzare la spesa. «Ho investito 150mila euro solo per il macchinario che permette di pastorizzare il latte a una temperatura di 74 gradi centigradi, come prescritto dalla legge, e di omogeneizzarlo in un ambiente completamente sterile. Tra l'altro il prezzo di acquisto del latte è abbastanza alto perché abbiamo imposto una determinata alimentazione alle vacche e soprattutto perché non abbiamo il potere di acquisto dei grandi gruppi. Ma ho voluto andare avanti con il progetto perché, oltre a controllare la provenienza del latte e ad aver dato un taglio drastico allo spreco di carta e plastica – non uso più i brick, ora il latte pastorizzato lo metto nelle caraffe che poi riutilizzo – questo L’ATTE ha tutto un altro sapore». Che chi si trova a L'Aquila può già testare.