Gaza, l’appello degli chef per chiedere lo stop al massacro dei civili e "boicottaggio" dei prodotti israeliani

7 Nov 2023, 10:06 | a cura di
La petizione di “Hospitality for humanity” conta già più di 800 firme. La cultura culinaria palestinese al centro della lotta per i diritti umani

Un appello ai professionisti del settore alimentare e della ristorazione - chef, scrittori, produttori –affinché si associno alla richiesta di un cessate il fuoco a Gaza, supportando le voci palestinesi e boicottando i prodotti israeliani. A lanciarlo è stata Hospitality for Humanity, una alleanza di cui fanno parte gli chef Reem Assil di Reem's, Omar Anini di Saffron De Twah e Marcelle Afram di Shababi. In collaborazione con l'attivista e chef ebreo americana Ora Wise e la scrittrice gastronomica asiatico-americana Kimberly Chou Tsun An. L’appello ha già ottenuto 800 adesioni, incluse quelle di chef noti come Samin Nosrat, Stephen Satterfield, Sohla El-Waylly e Bryant Terry.

Il messaggio di Hospitality for Humanity

“Abbiamo il potere di contrastare la deumanizzazione dei palestinesi” scrive in un comunicato stampa Hospitality for Humanity, che per raggiungere questo obiettivo sta chiedendo alle persone che aderiscono al suo appello di promuovere la cultura culinaria palestinese e rifiutare eventi stampa e viaggi in Israele.
Un’azione non violenta con cui sperano di far pressione su Israele affinché ponga fine all’occupazione militare e agli “orribili abusi dei diritti umani” a Gaza.

Il potere della food community

“Sono di Gaza, ho una famiglia a Gaza – spiega la chef Assil, intervistata da Eater –. La cosa che mi ha ferita di più è stato il silenzio del mondo del food. Credo che le persone siano spaventate, ma il nostro settore ha il potere di influenzare. Dobbiamo fermare i bombardamenti”. Con questo obiettivo Assil, insieme ai colleghi Omar Anini e Marcelle Afram ha lavorato alla battaglia di Hospitality for Humanity.

L’appello a chef e ristoratori israeliani

Il gruppo chiede ai colleghi della ristorazione israeliani di appoggiarlo nella lotta pacifica per la difesa della Palestina e di non “trarre profitto dalla cucina e dalla cultura palestinese – sottolinea Assil –. Confido che sempre più persone prenderanno posizione e che un giorno ci guarderemo indietro e diremo che l’industria del cibo ha fatto la sua parte nella storia”.

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