Il cappellificio Venturini. La memoria dei luoghi
Ferma nel tempo a qualche decennio fa, l’atmosfera che si respira nell’ex cappellificio Venturini rievoca la suggestione di uno spazio prezioso e dimenticato, come tanti se ne nascondono sotto i portici di piazza Vittorio, quartiere Esquilino, Roma. Ed è una fortuna tornare a parlarne in occasione di un restyling radicale, ma rispettoso del tempo che fu: cambia la destinazione d’uso, resta intatto il fascino di questi ambienti che si dipanano su tre livelli come scatole cinesi, tra scale e passaggi segreti, salottini discreti e applique d’epoca. Gatsby esordisce così sulla scena gastronomica romana, caffetteria, bistrot e cocktail bar dall’animo ibrido, ben disposto alla contaminazione di generi e arti. E se è vero che un luogo racconta la storia (le storie) di chi l’ha vissuto, allora il legame con la sartorialità e i cappelli che fino a qualche tempo fa affollavano le vetrine della “galleria” non poteva essere negato. È per questo che il ballatoio al primo piano – un piccolo scrigno di pochi metri – ospiterà l’esposizione di cappelli disponibili in conto vendita, a cominciare dalle creazioni d’autore di uno stilista inglese coinvolto nel progetto.
Ripensare lo spazio. La caffetteria anni Cinquanta
Le vetrine del pian terreno, invece, hanno lasciato il posto al bancone del bar, impreziosito dall’infilata di sfere luminose che scendono dal soffitto; fanno da contraltare, in questo primo spazio che accoglie i clienti, tavolini blu e sedute in stile che conducono verso la sala adibita al servizio. Alla “messa in scena”, coordinate dall’architetto (e socio dell’attività) Fabio Lippa, hanno contribuito due brave scenografe - Federica Russo e Michela Rosa – che l’omaggio al passato l’hanno studiato come sottile fil rouge evocativo, muovendosi tra il recupero filologico di elementi d’epoca – dal restauro dell’acciaio anodizzato al riuso delle basi dei manichini (oggi parte integrante dei tavolini), al coup de théatre del primo piano, con l’insegna originale del cappellificio a illuminare l’ambiente - e la progettazione di scenografie in stile, da fare invidia a un set cinematografico. Ma cosa succederà adesso (si parte tra qualche giorno, lunedì 14 novembre) al civico 106 di piazza Vittorio? Luca della Valle, fotografo, è uno dei cinque soci che hanno scommesso sulla riqualificazione di uno spazio altrimenti destinato a morire per cessata attività, fondato agli inizi del Novecento e poi dagli anni Cinquanta rimasto immutato fino ai giorni d’oggi.
Gatsby. Da colazione all’aperitivo
E come lui, tutti – Gianluca Giordano, Gabriele Guerra, Mauro Patatini, Fabio Lippa - rivendicano il fascino e le potenzialità di un quartiere popolare e multiculturale insieme, colpevolmente abbandonato al degrado. Certo, qualcosa sta cambiando (il Mercato Centrale dista solo 5 minuti a piedi da qui) e loro vogliono essere motore della rinascita, “senza dimenticare il pubblico a cui ci rivolgiamo: dobbiamo mantenere i piedi per terra, farci apprezzare dalla gente della zona”, spiega Luca. Il passaggio sotto il portico è fitto, specie nelle prime ore della mattina, e a giudicare dai passanti che si avvicinano curiosi per sbirciare il nuovo arrivato, Gatsby è destinato a integrarsi in tempi brevi. Per questo si apre già alle 7, con il servizio di caffetteria al banco o al tavolo (e presto potrebbero arrivare i tavolini sotto al portico). Il locale non dispone di canna fumaria, quindi il piccolo laboratorio del primo piano si limiterà a preparazioni di gastronomia fredda seguite dalla chef Simona Coschignano. Il resto arriverà da fornitori esterni, molti selezionati nel quartiere: per colazione lieviti, torte, crostate, yogurt serviti in barattolo, estratti e succhi di frutta, con un occhio di riguardo alla proposta vegan, che si rifletterà nell’arco dell’intera giornata. Caffè Vergnano ma senza particolare attenzione ai metodi alternativi di estrazione a di là dell’espresso. A pranzo spazio a bagel e panini, “dai più semplici alle proposte gourmet”: il pane arriva da uno storico forno della zona, i prodotti freschi dal vicino mercato. Ma ci si attrezzerà anche per proporre zuppe e qualche piatto caldo. Nel pomeriggio lo spazio si presta a una merenda rilassata: tè, tisane, i biscotti del biscottificio Cipriani. E dall’aperitivo in avanti (fino alle 22) si cambia registro, con una proposta di tapas e finger food e la miscelazione affidata all’estro del barman Sebastian (mentre la mattina dietro al banco c’è Luca Di Stazio).
Il caffè letterario
Oltrepassato lo show room del mezzanino, al primo piano sarà il salotto con terrazza a ospitare eventi, incontri e appuntamenti culturali che si prefiggono di regalare al Gatsby il calore e l’energia di un caffè letterario d’altri tempi, carta da parati alle pareti, musica soffusa (a disposizione c’è persino un pianoforte d’epoca). Ma la sorpresa potrebbe arrivare dai piani (ancora più) alti, nascosta sulla terrazza all’ultimo piano dello stabile, con splendida vista sulla città. Fuori, sotto al portico, nessuna insegna, ma solo la traccia dell’insegna che fu. Perché la memoria del passato è il segreto per avere successo nel presente. O almeno questo è l’auspicio dei ragazzi.
Gatsby | Roma | piazza Vittorio 106 | da lunedì 14 novembre (inaugurazione il 17)
a cura di Livia Montagnoli