L'anno buono del Gambellara Doc
Non preoccupa, in quel di Gambellara, la perdita di superficie vitata a favore di Prosecco e Pinot grigio degli ultimi anni. Perché il calo del potenziale viticolo in pianura, accompagnato da un aumento in collina, significa andare verso un miglioramento qualitativo. Franco Cavallon, direttore del Consorzio Gambellara Doc, realtà da 350 ettari con oltre un milione di bottiglie, vede il bicchiere mezzo pieno: “Valorizziamo la natura vulcanica del territorio e della nostra uva Garganega”. In questa terra di bianchi (tra cui uno dei tre Vin Santo Doc che l'Italia può annoverare) sono lontani i tempi in cui si raggiungevano i 70 mila quintali di uve; nel 2015 ne sono stati prodotti 36 mila dopo un 2014 sceso sotto 24 mila “che ha influito sugli imbottigliamenti dello scorso anno”.
Nonostante queste premesse in chiaroscuro, le vendite della Doc sono cresciute nel 2015 di un 10% all'estero col mercato italiano stabile, fa sapere il Consorzio. “Un terzo del nostro vino è venduto fuori confine, con Germania e Inghilterra che fanno il 60%. Siamo cresciuti in Usa e Canada per un 3-4%”, spiega Cavallon che si sofferma sulla propensione alle esportazioni di grandi e piccole imprese del comprensorio vicentino: “Abbiamo notato che chi è poco orientato al mercato estero ha ridotto l'imbottigliato, mentre i più grandi (tra cui Cavazza, Dal Maso, Zonin, la cooperativa Vitevis, la new entry Cielo e Terra: ndr) sono cresciuti”.
L'importanza della promozione
Per una Doc piccola come Gambellara, è certamente più complicato fare la promozione in maniera sistematica con fondi Ocm Paesi terzi (troppo alto il contributo minimo richiesto); si preferisce sfruttare il Psr, anche se non è facile se la Regione Veneto, come accaduto nel 2015/2016, riduce le risorse. L'alternativa sono le iniziative legate al circuito Volcanic wines e quelle con l'Uvive (Unione dei consorzi dei vini veneti). Intanto, si attende la seconda edizione di Garganica 2016 (12 giugno).
Ultima nota: il 2016 potrebbe essere l'anno in cui il raro Vin Santo di Gambellara (supernicchia da soli 25 ettolitri) sarà prodotto su larga scala dalle cantine utilizzando dei lieviti autoctoni, individuati grazie a una ricerca partita dieci anni fa con l'Università di Verona. Si attende l'esito delle degustazioni. Nei migliori auspici potrebbe portare a un cambio di disciplinare, per poter distinguere questo prodotto dal vino recioto.
a cura di Gianluca Atzeni