Il futuro di Gaggan
Nel 2020, il ristorante che l’ha portato alla ribalta dei palcoscenici internazionali chiuderà. Gaggan Anand, la sua decisione, l’ha già presa da tempo, preannunciando la primavera scorsa il capolinea dell’esperienza gastronomica che negli ultimi 8 anni gli ha cambiato la vita. Una scelta precisa, legata all’idea di una ristorazione “a tempo”, destinata a brillare non oltre i 10 anni di vita, prima di trasformarsi in brand, e quindi perdere appeal. Specie per chi quella cucina l’ha creata, e cresciuta, traghettando l’identità gastronomica indiana (seppur ampiamente rinnovata dall’estro personale) verso un successo finora insperato. L’obiettivo, però, sarà quello di sapersi fermare al momento giusto, riprogettando per sé e per la propria idea di ristorazione un futuro diverso, aperto a nuove sfide. Intanto, a Bangkok, Gaggan ha conquistato di recente due stelle sulla prima edizione della guida che Michelin ha dedicato alla scena gastronomica della capitale thailandese, tra le più dinamiche al mondo. E il ristorante, primo in classifica nella divisione asiatica della 50 Best Restaurants, non smette di attirare viaggiatori gourmet curiosi di sperimentare un percorso fuori dagli schemi come chi l’ha creato.
Wet. Un wine bar d’autore a Bangkok
Non stupisce, quindi, ritrovare Gaggan in apertura del nuovo anno lanciato nella realizzazione di un progetto che si concretizzerà a marzo 2018, proprio accanto al ristorante che conduce. Wet sarà un wine bar improntato al vino naturale, ricavato nello spazio di un ex spogliatoio per massaggi. L’ennesimo investimento per diversificare l’attività e contribuire al fermento della scena gastronomica locale, dopo l’apertura di Meatlicious (una steakhouse incentrata sulle cotture a fuoco vivo) e la joint venture con i fratelli Surhing. In sintesi, Wet sarà un ritrovo per “mangiare buon cibo, bere buon vino e ascoltare buona musica”, come lo descrive lo chef. E una tavola non troppo formale, per giocare con l’avvicendarsi di piccoli assaggi e snack ispirati alla tradizione thailandese, indiana e giapponese. In tutto una quarantina di coperti, più qualche sgabello per accomodarsi al bancone del bar, e Vladimir Kojic – fidato sommelier – a coordinare la sala e presentare la selezione di etichette in carta. Proprio la scelta di piccole cantine e produttori indipendenti d’Europa - Francia e Austria, principalmente – sarà il fiore all’occhiello dell’operazione (Gaggan a Kojic contano di importare circa 35mila bottiglie), piuttosto singolare in una città sicuramente abituata ai wine bar, ma molto meno avvezza ai vini naturali e alle produzioni biodinamiche, che invece orienteranno la proposta di cucina della nuova insegna. Tra le specialità della casa anche il pollo fritto, con l’idea di non prendersi troppo sul serio.
In attesa di firmare, entro la fine del 2018, un concept ancora diverso, Minara Tofuten, dedicato al tofu e alle molteplici variazioni sul tema. Quando scatterà l’ora x, nel 2020, Gaggan Anand non ha nessuna voglia di farsi trovare impreparato. Chiusa una porta, si spalanca un portone.
a cura di Livia Montagnoli