I capricci metereologici dell’ultimo periodo non sono cosa nuova e ormai non fanno più notizia. Se non bastassero i danni provocati da grandine, pioggia torrenziale e violente perturbazioni, l’estate 2014 è stata decisamente ingrata con le coltivazioni nostrane, rischiando di compromettere seriamente alcuni settori di punta del comparto agroalimentare italiano. A farne le spese due simboli dell’agricoltura mediterranea: l’ulivo pugliese e il basilico ligure.
Sono 23mila gli ettari di uliveti in provincia di Lecce minacciati dall’emergenza Xylella Fastidiosa. Il batterio killer, stavolta presentatosi in veste atipica, nella variante di un ceppo di origine centro americana, ha costretto il Ministero delle Risorse Agricole a varare un piano straordinario per evitare alla Puglia di ricorrere all’extrema ratio dell’eradicazione delle piante infette (imposta dall’Unione Europea), scongiurando la diffusione del contagio al Nord Salento.
Pur non avendo dichiarato lo stato di calamità, il Mipaaf ha promesso di attribuire alla spinosa questione priorità nazionale, indirizzando gli sforzi di esperti e ricercatori verso una rapida risoluzione del problema. Intanto si predispone un cordone sanitario, una zona cuscinetto che delimiti l’ampia area coinvolta, mentre un Comitato Scientifico si preoccuperà di dirigere le operazioni di abbattimento degli insetti vettori, studio delle varietà immuni e monitoraggio della circolazione di prodotti a rischio. Un piano d’azione che potrebbe efficacemente essere esteso all’intero territorio nazionale.
Stessa sorte è toccata ai coltivatori di basilico ligure (e indirettamente ai produttori del famoso pesto genovese): il fungo Peronospera Belbahrii non smette di imperversare, dopo aver fatto strage di un terzo delle piante complessive (era andata peggio nel 2013, quando il contagio aveva colpito metà della produzione totale). Proprio in Liguria il basilico conta un ottavo degli ettari dedicati in Italia e può vantare la certificazione Dop, per un valore commerciale di 6 milioni di euro l’anno.
Ma i danni causati dal fungo proveniente dall’Africa, nonostante le contromisure adottate, restano ingenti e preoccupanti. Si cerca così di correre ai ripari, valutandola possibilità di riutilizzare alcune varietà desuete per testarne il grado di resistenza, mentre gli agricoltori liguri chiedono al Ministero della Salute di poter utilizzare fitofarmaci che salvaguardino le coltivazioni.