Cucine... A domicilio. I precedenti in America
È un fenomeno che prende piede rapidamente in molte capitali internazionali quello della cucina pret a porter firmata da cuochi che cucinano unicamente per la consegna a domicilio. Parallelamente al boom del food delivery – che anche in Italia ha visto affermarsi realtà specializzate decisamente orientate a migliorare la qualità dell'offerta e del servizio – sono nati così veri e propri ristoranti ombra, cucine attrezzate di tutto punto per facilitare la brigata al lavoro sull'ideazione e la preparazione di piatti pronti da servire, rapidamente, in ogni angolo della città. Ci ha provato David Chang a New York, con Maple, 22 milioni di dollari per lo sviluppo di una startup destinata a innovare la consegna di cibo a domicilio nell'area di Manhattan, disponendo di una cucina dedicata per l'elaborazione di menu stagionali di qualità: spese di gestione elevate, food cost insostenibile, concorrenza spietata hanno costretto la start up ad arrendersi al mercato l'anno scorso, confluendo in Deliveroo. E all'inizio del 2018 è fallito anche il progetto Ando, analogamente orientato al delivery di piatti preparati in una cucina dedicata, ispirati ai must di Momofuku. Un declino che accomuna molte delle realtà simili nate negli ultimi anni negli Stati Uniti. Mentre in Europa il trend sembra ancora cavalcare la cresta dell'onda.
Il trend europeo
A Londra un format analogo è nato dall'intuizione di un team tutto italiano alla fine del 2015: Godo Sostanza Italiana è il food delivery ideato da una coppia di giovani imprenditori milanesi, Amin Bouafsoun e Simone Sajeva, in collaborazione con lo chef Tommaso Arrigoni, che nella cucina del quartier generale londinese elabora ricette in barattolo (sottovuoto e facilmente riscaldabili). A Parigi, invece, la soluzione si chiama Frichti, la start up per la consegna di piatti pronti realizzati con prodotti freschi e stagionali da una squadra di chef, in un grande spazio attrezzato in città. L'idea è venuta a Quentin Vacher e Julia Bijaoui nel 2015, e l'anno scorso ha ricevuto un finanziamento di 30 milioni di euro stanziato dai fondi di investimento Verlinvest e Felix Capital, che all'impresa ha garantito nuova linfa e l'opportunità di implementare ulteriormente la sua efficienza tecnologica.
Frichti a Parigi
Oggi Frichti serve circa 10mila piatti pronti nell'area parigina, e in 30 minuti dall'ordine via app garantisce la consegna a pranzo e cena nell'Ile de France, grazie all'algoritmo che suggerisce percorsi ottimizzati a chi effettua il servizio. Un pasto completo costa tra i 10 e i 14 euro, sebbene le materie prime siano selezionate e la brigata al lavoro qualificata: per contenere i costi, la piattaforma è stata progettata per avere il controllo totale della filiera di produzione, dalla ricerca della materia prima alla trasformazione, alla consegna del cibo. Così l'azienda è riuscita a raggiungere i 250 dipendenti in poco meno di 3 anni, e oggi punta da un lato a diversificare l'offerta (fornendo, per esempio, kit a domicilio con ricetta e prodotti selezionati per un pasto guidato fai da te, in Italia ci hanno pensato, per primi, i ragazzi di Fanceat, oggi sono diverse le realtà simili), dall'altro ad ampliare il proprio mercato, a Lione e Bordeaux, prima di provare con l'estero. Intanto, l'obiettivo, ambizioso, è quello di diventare una seconda cucina per i parigini, un'alternativa pratica, buona e sana alla spesa dell'ultimo secondo. In quest'ottica si inquadrano pure le collaborazioni con nomi noti del panorama gastronomico francese.
Una squadra di chef. E collaborazioni celebri
Se la filosofia della casa è quella di lavorare ogni giorno “con chef che si prendono cura dell'unico tavola che conta davvero, la tua, tutti i giorni”, ideando ricette che accontentano tutti (vegetariani, intolleranti al glutine, bambini, per ognuno il suo menu con ingredienti ben indicati, ma sul sito si possono acquistare anche prodotti da filiera corta, dalle uova bio ai formaggi, al pane), non sono rare le occasioni di sperimentare piatti d'autore periodicamente proposti dal sito. A Natale scorso, per esempio, Christophe Michalakh a rielaborato per Frichti i suoi celebri Koonie, dolcetti ricoperti di cioccolato con ripieno morbido in vari gusti. Mentre dal 22 maggio, e per due mesi a seguire, sarà una “Gang des chefs” delle grandi occasioni a movimentare la carta di Frichti, che ha riunito Taku Sekine (Dersou), Eric Frechon (The Bristol), Juan Arbelaez (Yaya) e Giovanni Passerini(Passerini) per ripensare le ricette della loro infanzia: curry di pollo alla giapponese, insalata di pasta con verdure grigliate, ricotta e paprika, salsiccia di Tolosa con purè, tataki di tonno con quinoa e leche de tigre. Ed altre idee tutte in divenire. Chissà che Passerini non riesca a portare un po' di genuina italianità in un menu che, al momento, annovera solo qualche stereotipo del folclore made in Italy, come le linguine alla Puttanesca o il kit pronto per la Margherita, con impasto già steso e precotto (ma, assicurano sul sito, lievitato 72 ore), salsa di pomodoro e mozzarella di bufala Dop. E il pesto “maison”... Con semi di girasole al posto dei pinoli e succo di limone!
a cura di Livia Montagnoli