La nuova food hall di Waterloo Station
A Londra pensano in grande. E il progetto di rinnovamento della trafficatissima Waterloo Station – snodo ferroviario e metropolitano da 230 milioni di passeggeri ogni anno – ne è dimostrazione lampante: per il piano di rilancio e ingrandimento della struttura inaugurata nel 1848, le London & Continental Railways and Network hanno previsto un investimento da 800 milioni di sterline, che permetterà il completamento dei lavori entro il 2018, concretizzando la realizzazione di un complesso commerciale distribuito su tre piani all'altezza del polo già esistente al St Pancras International. Proprio nell'ambito del restyling della stazione, anche l'area che corre sotto i binari, resa celebre negli ultimi anni dall'intervento di noti street artist (Bansky in prima linea) sulle pareti del tunnel di Leak Street, vivrà di una nuova luce, con la trasformazione dello spazio in disuso in food hall affacciata su strada tramite le altrettante celebri arcate che danno il nome – Leake Street Arches – al complesso. Un anno fa, infatti, il Lambeth Council otteneva l'autorizzazione di LCR per ristrutturare e ripensare parte delle arcate attraverso la concessione a ristoranti e realtà gastronomiche della scena locale e internazionale, con la garanzia di valorizzare quel patrimonio di murales che è diventato attrazione cittadina. Beneficiando pure della riqualificazione urbana degli isolati circostanti, il progetto di recupero sarebbe stato affidato allo studio di architettura Corstorphine + Wright, mentre il gruppo Union Street Partners si sarebbe occupato di promuovere i lotti per trovare i progetti più rispondenti ai criteri di selezione, con l'obiettivo di creare un nuovo polo gastronomico e culturale nel rispetto delle origini industriali dall'area, e per farne un nuovo centro d'attrazione turistica e cittadina fondato sul buon cibo e sul bere di qualità.
Ripensare Leake Street Arches. Con la pizza dei fratelli Salvo?
Un anno dopo, i lavori di ristrutturazione sono in dirittura d'arrivo e il cantiere dovrebbe concludersi entro la primavera 2017. Intanto la ricerca dei candidati ha portato i risultati sperati, e giusto qualche giorno fa l'accordo – che dovrebbe prevedere una concessione di 5 anni rinnovabili - è stato ratificato con la firma dei primi imprenditori coinvolti. Le singole unità interessate saranno 8 e ognuna delle insegne potrà disporre di un grande spazio con dehors su Addington street e sotto il tunnel di Leake street. A ognuno il compito di personalizzarlo entro la fine del 2017, quando presumibilmente la nuova food hall sarà operativa a tutti gli effetti. Ma al di là del comprensibile apprezzamento per l'ambizione del progetto, quel che più ci riguarda da vicino è il coinvolgimento di due realtà made in Italy. Mentre è già confermata l'adesione del gastropub londinese di importazione italiana The Italian Job (che a Londra ha sdoganato la birra artigianale nazionale con la supervisione di Giovanni Campari del Birrificio del Ducato, e a Waterloo dovrebbe aprire un brewpub), c'è qualche condizionale in più sulla partecipazione dei fratelli Salvo, che proprio nell'ambito del progetto dei Leake Street Arches potrebbero esportare per la prima volta la pizza di San Giorgio a Cremano nella capitale inglese. Del resto, “un progetto su Londra a lungo termine (ma entro il 2017) esiste”, spiega Salvatore Salvo, che preferisce però non sbilanciarsi oltre. E allora quel che ci resta è una supposizione piuttosto fondata: l'accordo tra i fratelli della pizza napoletana e la proprietà degli spazi sottostanti Waterloo Station dovrebbe già essere stato raggiunto.
I fratelli Salvo a Roma. Ancora un po' di pazienza
Intanto l'obiettivo più immediato è avviare al meglio la pizzeria napoletana che prenderà forma a Roma all'interno del progetto Romeo all'Emporio (che si auspica possa finalmente aprire battenti nei primi mesi del 2017), con la supervisione di Salvatore e Francesco, che per Cristina Bowerman e soci formeranno il personale addetto al forno “napoletano”: “Sono stato qualche giorno fa a Roma per un sopralluogo al locale, che è in fase di ultimazione. E sono rimasto impressionato: è davvero bello”. La pizzeria avrà una doppia anima, “noi forniremo il know how sulla tradizione partenopea, che vogliamo interpretare in modo fedele sperando piaccia ai romani”, ma ai più conservatori sarà dedicato il menu romano, curato dallo staff di Romeo. Ai Salvo il compito di indirizzare le sorti della start up, selezionando i prodotti di origine campana, dispensando consigli e segreti ai pizzaioli, firmando le pizze in menu, “con la possibilità di collaborare con la chef per l'ideazione di proposte inedite”. Ma sempre con un occhio di riguardo all'insegna di famiglia: “L'importante sarà fornire la nostra metodologia di lavoro alla squadra sul posto, per poterci dedicare con costanza alla pizzeria di San Giorgio, dove io e mio fratello ci avvicendiamo ogni giorno”. Un importante banco di prova per l'esperienza londinese, insomma, da affrontare con il giusto piglio imprenditoriale che prelude all'espansione internazionale del brand.
One Pizza. Il calendario solidale dei maestri della pizza napoletana
Ma nel frattempo si fa squadra anche in casa: è notizia delle ultime settimane il sodalizio stretto con altri sette protagonisti della pizza napoletana, da Enzo Coccia a Gino Sorbillo, da Guglielmo Vuolo a Franco Pepe, da Attilio Bachetti a Ciro Salvo e Antonio Starita, con l'obiettivo di riflettere sul presente e sul futuro del settore (“ora abbiamo la maturità giusta per metterci insieme”), e fare pure del bene. Come nel caso del calendario One Pizza, tirato in mille copie, che li vede protagonisti a favore dell'Ospedale Santobono di Napoli, per raccogliere fondi per il centro di rianimazione pediatrica. Tutti i proventi del progetto, che sarà presentato al Museo di Capodimonte il prossimo 15 dicembre, saranno devoluti alla causa. La prima di una lunga serie di iniziative solidali firmate dai maestri della pizza napoletana. Perché non si può essere solo imprenditori.