“Te lo dico sinceramente: non avrei mai investito tutto questo tempo (e tutto questo denaro) su un territorio malato”. Esordisce così Franco Pepe, l'artigiano degli impasti che ha fatto del contatto diretto con la materia prima la sua filosofia di vita, per spiegare le ragioni che lo hanno portato a presentare una pizza a Km 0.C'è chi sostiene che la pizza sia nata in Campania proprio grazie alla fusione di tutti gli ingredienti autoctoni che si potevano reperire facilmente. Eppure da allora qualcosa è cambiato. Che le materie prime ci siano ancora non c'è dubbio, è quel che ci sta sotto a preoccupare. E seriamente anche.
L'area del Casertano è quella più colpita, sequestri dei NAS nei caseifici, mozzarelle blu, diossina, rifiuti tossici nascosti tra le falde acquifere, agromafie, insomma, chi più ne ha più ne metta.
E Franco Pepe? Sarà mica pazzo ad aver aperto una pizzeria in questi luoghi? A servire le sue pizze impastate a mano e cotte a legna a circa trecento clienti a sera? La risposta è no.
Questo artigiano è nato in questi luoghi e li conosce bene. Conosce i prodotti perché conosce i produttori. Sa come vivono e li ha radunati tutti, con una pizza. Una 'task force' indigena che produce ricchezza, preserva la biodiversità, le tradizioni e crea occupazione, ma senza tralasciare la salute. Anzi, puntando tutto proprio sulla salubrità dei propri prodotti. Come? Coinvolgendo esperti e istituzioni.
“Ognuno di noi ha un timore quando va a farsi le analisi dal medico, teme che possa venir fuori qualche male. Lo stesso vale per la terra. Le analisi sono necessarie in primo luogo per stabilire se questo male esista veramente. Se dovesse esistere va individuato, circoscritto e curato”.
Non usa mezzi termini. Pepe è sicuro dei prodotti che serve in tavola, è sicuro dei suoi produttori, con cui ha un rapporto di fiducia. E vuole esserlo di più. Vuole che non ci siano dubbi. Ed è questo che ha chiesto alle istituzioni durante il convegno Il Recupero e la Salvaguardia della Biodiversità Vegetale di interesse Agro-Alimentare dell’Alto Casertano cui hanno partecipato esperti dell'Università Federico II di Napoli, agronomi e rappresentati delle Istituzioni locali, tra cui Daniela Nugnes, Assessore all'agricoltura della Regione Campania.
“È questo che ho chiesto alle Istituzioni: analisi approfondite sul territorio, in primo luogo per capire. Voglio avere la conferma che il mio territorio è sano come credo e voglio urlarlo ad alta voce”.
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