A Cannes Megalopolis di Francis Ford Coppola è stato accolto da una standing ovation di sette minuti, omaggio al grande regista e a una tenacia che sfiora l'ossessione grazie alla quale ha portato sul grande schermo un'idea folle nata quasi mezzo secolo fa. E realizzata solo grazie all'investimento personale: Coppola ha infatti ipotecato i suoi vigneti in California (quelli della Francis Ford Coppola Winery) per mettere insieme la cifra necessaria a produrre il film: 120 milioni di dollari.
La storia di Megalopolis
La vulgata racconta che Coppola cominciò a pensare al progetto di Megalopolis mentre girava Apocalypse Now. Era il 1979 e il regista aveva passato un anno nella giungla per portare sul grande schermo la sua versione di Cuore di Tenebra con un Marlon Brando imbolsito e un cast da urlo. Apocalypse now vinse la Palma d'oro a Cannes, ma questo solo dopo moltissimi intoppi produttivi, tanto che Coppola ci mise i soldi di tasca sua per terminare il film, di cui ha ancora i negativi, perché all’epoca non li volle nessuno.
Da allora sono passati più di 40 anni, nei quali Coppola non ha smesso di pensare e lavorare all'idea nata durante quelle riprese allucinate nelle Filippine, mettendo insieme appunti e riflessioni su ogni cosa potesse avere un senso in questo quadro: da Euripide a Kurosawa, dalla storia dell’impero romano a quella di New York, fino a definire il profilo di una tragedia romana ambientata nel mondo contemporaneo, dove ambizione politica, genio e amore si sfidano, cercando di andare a fondo nel rapporto dell'uomo con la società in cui vive. Mentre scriveva e riscriveva la sceneggiatura, la ricerca di un produttore continuava a non dare risultati. Così è stato per anni, al punto che Megalopolis era diventato l'emblema del film irrealizzabile. E invece alla fine il grande vecchio ce l'ha fatta, scrivendo un momento epico nella storia dell'industria del cinema, presentandosi a un festival da regista indipendente, dopo oltre 60 anni di film e di successi, ma anche di azzardi.
La produzione di Coppola e i vigneti
Coppola, il regista sconsiderato dealla film industry californiana, ha dunque lanciato l'ennesima sfida, suo malgrado: «Non voglio farlo io, ma se l’unica maniera di farlo è farlo io, allora lo farò», aveva detto a un certo punto della lunghissima gestazione di questo film. L'azzardo è sempre stata una sua cifra, insieme a quell'indole visionaria e spericolata che gli ha fatto rilanciare, film dopo film, per inseguire quelle storie che vedeva nella sua testa ben prima che le riprese potessero iniziare. Ora Coppola, 85 anni, torna a Cannes, e lo fa con un film giudicato da molti invendibile, folle, ipertrofico: ispirato al De Catilinae coniuratione di Gaio Sallustio Crispo, racconta la ricostruzione di New York dopo una catastrofe che l'ha distrutta, del visionario scienziato architetto Cesar Catilina che ha scoperto il megalon, un materiale con cui controllare il tempo, e del suo antagonista, il corrotto sindaco Franklyn Cicero; sullo sfondo l'eco dell'Antica Roma, e i rimandi continui all'attualità: «in tutto il mondo c’è un trend che tende verso la nuova destra, se non addirittura verso la tradizione fascista, il che è preoccupante» ha detto in conferenza stampa, aggiungendo: «Io credo che il ruolo dell’artista e dei film sia quello di essere un faro, di fare luce su ciò che sta accadendo nel mondo». All'indomani della proiezione la critica è divisa, e già qualcuno gli fa i conti in tasca, del resto non sarebbe la prima volta che Coppola dichiara bancarotta: ricordiamo il flop di Un sogno lungo un giorno, che incassò 8 milioni di euro, nulla rispetto alla spesa nella quale Coppola investì tutti i danari guadagnati con Apocalypse Now. Un fallimento da cui si salvò grazie a un investimento lungimirante: vigneti e alberghi, appena ipotecati per avere i soldi necessari per realizzare Megalopolis, il film della sua vita. Noi lo andremo a vedere.