Caro Direttore,
leggo questa mattina sul vostro portale un articolo dal titolo Le mozzarelle di bufale allungano la vita firmato dalla stessa redattrice che ha riportato la mia presunta volontà di rendere obbligatorio nei ristoranti un piatto dedicato ai formaggi. Non so se le mozzarelle, straordinario alimento, davvero sortiscano questo effetto ma certo la suggestione del titolo mi ha fatto riflettere sull’uso comune attribuito ai giornalisti che valorizzano le “bufale”.
Ho apprezzato la sua volontà di approfondire la questione che pure mi sembrava, nel nostro breve incontro a Vinitaly, sufficientemente chiara. Certamente potrà farlo all’assemblea di Fipe-Confcommercio, in programma il 7 maggio prossimo, nella quale, insieme ai ristoratori, presenteremo il protocollo di intesa finalizzato alla valorizzazione dei formaggi.
Il titolo dell’articolo del suo giornale, pubblicato due giorni fa, ha scatenato “l’ilare penna” di alcuni giornalisti che probabilmente, abituati a quello che scrivono, non hanno ritenuto necessario leggerne il contenuto, immaginando non sarebbe uscito nulla di rilevante. Invece nel caso specifico avrebbero scoperto che valorizzare i nostri formaggi anche nella ristorazione, raccontando la provenienza, la storia del latte utilizzato, l’arte casearia che c’è dietro, significa difendere reddito e lavoro.
Come ha scritto, ho assunto come esempio ciò che funziona. Parmigiano e Grana valorizzati come formaggi dalla preziosa opera dei Consorzi hanno avuto una crescita esponenziale. L’effetto positivo si è riverberato sull’intera filiera a cominciare da prezzo del latte. Non mi dilungo oltre sperando che le bufale arricchiscano sempre più piatti e meno giornali…