Possibile rincaro sulle esportazioni dei prodotti caseari e ingenti rischi per l’export di latticini. La guerra commerciale tra Bruxelles e Cina non si gioca più sulle auto elettriche, ma sul formaggio. E a pagare per la nuova stretta cinese sul latte Ue - Pechino ha avviato un’indagine sui sussidi ai prodotti lattiero-caseari in risposta ai dazi di Bruxelles - sarà l’intero comparto produttivo, soprattutto quello italiano. Basti guardare all’ultima analisi di Coldiretti su dati Istat secondo cui la crescita su base annua dell'export di formaggi made in Italy in Cina è stata pari al 35% solo nei primi cinque mesi del 2024. Un mercato tanto ampio quanto florido per i produttori lattiero-caseari nostrani, ora alle prese con i danni che i presunti dazi cinesi potrebbero arrecare ai propri affari.
Grana Padano: penalizzazione assicurata
Per Grana Padano non ci sono dubbi: se Pechino dovesse imporre dazi sui formaggi provenienti dall'Unione europea, sarà «sicuramente penalizzata». Una situazione che, come confermato da Stefano Berni, Direttore Generale Consorzio di Tutela del Grana Padano, ricorda da un lato i blocchi del 2014 in Russia dopo l'invasione della Crimea «quando perdemmo completamente un mercato che si stava rivelando per noi interessantissimo avendo allora raggiunto in pochi anni le 50.000 forme di Grana Padano annue esportate». E dall’altro l'aumento rilevante dei dazi che Trump, in un eccesso di protezionismo, aveva imposto ai prodotti caseari di qualità indirizzati in Usa come Grana Padano e Parmigiano Reggiano nel 2019.
Insomma, un vero e proprio colpo che tuttavia sarà più duro per i paesi con una forte esportazione in Cina. «Le eventuali imposte saranno negative per l'Europa e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina. Anche l'Italia lo avvertirà, avendo raggiunti alti livelli di importazione, ma in misura meno rilevante».
Svantaggio doppio e gran brutto segnale
Stessa linea per il Consorzio mozzarella Bufala Dop, altro fiore all’occhiello dei prodotti caseari italiani. «La Cina di per sé è un mercato dalle enormi potenzialità in cui siamo già penalizzati e che non riusciamo a sfruttare. L'utilizzo strumentale dei formaggi di eccellenza in polemiche che non riguardano il settore» non è altro che «un brutto segnale», sostiene Pier Maria Saccani, il direttore del Consorzio di Tutela della mozzarella di bufala campana Dop commentando l'indagine sui sussidi Ue ai prodotti lattiero-caseari. In effetti, la mozzarella Dop ha fatto registrare un export di circa l'1% con un valore di poco superiore al milione di euro. Ma se la bontà di uno dei prodotti che tutto il mondo ci invidia fa quasi tutto, servono comunque condizioni per poter competere, a partire da una politica doganale che non costringa eccellenze del genere a settimane di attesa per il via libera sanitario in Cina. «Il ritorno al passato - aggiunge Saccani - non serve a un mondo in rapida evoluzione. Serve concentrarsi sulle difficoltà, su un dialogo nuovo e su un mercato libero che non può che favorire lo sviluppo del nostro comparto. Dobbiamo essere in grado di competere in mercati liberi, non abbiamo paura di concorrenti ma con strumenti alla pari".
Pecorino Romano: a pagare sono sempre i produttori
Preoccupazione doppia, invece, per il Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop, proprio ora che li prezzo del formaggio a pasta dura di latte di pecora è stabile a 12,45 euro al kg e la produzione si sta avviando intorno ai 390mila quintali per il 2024. «Noi, nei primi 5 mesi del 2024, siamo cresciuti sul mercato cinese del 45,8% ma c'è un grosso potenziale di crescita che oggi può essere vanificato», la replica del presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino Romano Dop, Gianni Maoddi, sulla nuova guerra commerciale tra Unione Europa e Cina.«In questa situazione favorevole è un peccato che cose del genere possano, in qualche modo, incidere sui mercati, ma al di là del dispiacere la cosa grave è che come al solito paga sempre Pantalone. L’embargo della Russia lo stiamo pagando noi coi prodotti agroalimentari, i dazi americani per la questione della Boeing sempre il Made in Italy. Insomma tutti se la prendono con l'Europa però poi chi esporta subisce le conseguenze", ha ricordato Maoddi.