La realtà di PizzAut, il progetto nato dalla mente di Nico Acampora che scommette sull'inclusione nel mondo della ristorazione di ragazzi e ragazze affetti dal disturbo dello spettro autistico, continua la sua espansione attraverso l'Italia. Lo snowball effect che dalle prime raccolte fondi ha portato i ragazzi inclusi nell'iniziativa al debutto in quel di Milano e ad essere citati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo ultimo discorso di fine anno («…gli ho letti [valori quali solidarietà, uguaglianza e libertà] negli occhi e nei sorrisi dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a PizzAut, promossa da un gruppo di sognatori che cambiano la realtà») si arricchisce infatti di un ulteriore passo in avanti, ovvero i PizzAutoBus.
500 assunzioni previste entro il 2034
Il progetto, inaugurato martedì a Milano, prevede la graduale implementazione di 30 food trucks, all'interno dei quali saranno impiegati cinque ragazzi o ragazze autistiche. Centoventi posti di lavoro previsti, facendo un rapido calcolo, entro il 2028, e addirittura 500 assunzioni, per più di 100 PizzAutobus, entro il 2034. Tali stime sono state compilate dal network PwC Italia, che ha collaborato pro bono all'iniziativa.
L'inclusione in ogni angolo d'Italia
«Abbiamo presentato un progetto che ci auguriamo coinvolga sempre più aziende e istituzioni perché il messaggio dell'inclusione arrivi in ogni angolo d'Italia», ha affermato Acampora, come riportato dall'Ansa. All'evento non poteva poi mancare il cantante Elio, da tempo in prima fila e testimonial di eccezione per la causa di PizzAut: «sono un aiuto concreto [i PizzAutoBus] a tantissime associazioni che sono sparse in tutta Italia e che vogliono essere una sorta di seme per avviare attività dello stesso tipo in tutta Italia».
120 località visitate già nel 2020
L'attitudine alla capillarità del progetto era già comunque emersa quattro anni fa quando, seppur senza gli odierni food trucks, i ragazzi di PizzAut erano stati chiamati in oltre 120 località d'Italia per cucinare pizze e, soprattutto, parlare «di inclusione», come raccontava ancora Acampora.