Food to go. Cos’è
Così concentrati a monitorare l’ascesa prolungata del food delivery e dei grandi gruppi che se ne spartiscono il mercato, si è finiti per trascurare un’altra abitudine legata al consumo di cibi già pronti - in casa o fuori - che ora rivendica attenzione. Nel caso specifico è il ready to eat (o food to go) venduto sul circuito della Gdo a conquistare la scena nell’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Immagino di Nielsen, che fotografa l’offerta di supermercati e ipermercati di tutta Italia e le relative abitudini d’acquisto dei consumatori italiani. Risultato lampante: i pasti pronti, da mangiare fuori casa o acquistare per risolvere la cena dopo una giornata di lavoro, si comprano sempre più spesso al supermercato.
Boom del food to go. Come cambia l’offerta
E questo determina la corsa della Gdo per non farsi trovare sprovvista: non pochi sono gli ipermercati ristrutturati negli ultimi anni per assecondare una platea sempre più incline a ricercare l’esperienza gastronomica, e non sono rare neppure le alleanze con chef blasonati, che per il circuito formulano proposte ad hoc, a prezzi contenuti (tra tutti, in Italia, si sta rivelando un successo il progetto Elisenda, pasticceria per la Gdo dei fratelli Cerea). Più banalmente, però, rientrano nel novero dei cibi pronti al consumo anche insalate arricchite e proposte in comode vaschette (condimenti inclusi), zuppe e primi piatti da banco frigo: la sfida coinvolge da vicino l’industria alimentare, impegnata a studiare soluzioni per tutti i gusti. I numeri, infatti, parlano di un aumento percentuale del 12,3% delle vendite dei prodotti alimentari ready to eat nel 2018, per un fatturato che supera 1,3 miliardi di euro.
Cibi pronti al supermercato: velocità, praticità, diversificazione. Il food to go
E così l’offerta del food to go si è perfezionata nel tempo, abbracciando le esigenze di una platea trasversale grazie alla crescente segmentazione del mercato, dalle pietanze etniche alle opzioni light, ai pasti pronti per intolleranti al lattosio, alle proposte vegane o gluten free. L’indagine dell’Osservatorio è così riuscita a censire oltre 72mila prodotti confezionati pronti per il consumo, molti dei quali intercettano trend più ampi, definendo le preferenze odierne del consumatore medio italiano, in cerca di italianità, cibi ricchi in fibre e vitamine (i cosiddetti alimenti rich-in), prodotti senza additivi (e più in generale free from, formula acchiappa-consensi che è sempre consigliabile verificare, per accertare che non si tratti di uno specchietto per le allodole). Mentre nel comparto etnico l’impennata dei cibi pronti da supermercato si deve principalmente alla richiesta di prodotti certificati halal. Dunque tre sono le parole chiave di questa riscossa: velocità, praticità, diversificazione.