L’indice della sostenibilità alimentare
Per la prima volta un indice che misura il sistema alimentare nel suo complesso, prendendo in considerazione non solo i prodotti e la cultura gastronomica di un Paese, ma anche le pratiche che questo utilizza per produrre il cibo, per distribuirlo e per ridurre l’impatto delle proprie attività. È il Food sustainability index, creato sotto la spinta della Fondazione Barilla e realizzato da The Economist Intelligence Unit in collaborazione con il centro di ricerca del gruppo The Economist. Presentato da Guido Barilla in occasione della settima edizione dell’International Forum on Food and Nutrition a Milano, il nuovo Indice misura la sostenibilità dei sistemi agroalimentari dei 25 maggiori Paesi al mondo sulla base delle scelte negli ambiti della nutrizione, dell’agricoltura e dello spreco. “Il Food Sustainability Index”, ha spiegato il presidente della Fondazione Barilla, “servirà a farci capire dove si mangia meglio al mondo, non in termini di ‘gusto’, ma di sostenibilità del sistema alimentare, permettendo agli studiosi e ai decisori politici di capire come orientare ricerche e scelte politiche. Il cibo italiano? Il più buono al mondo come gusto, per me: ma come sistema alimentare, anche se siamo nella parte alta della classifica, dobbiamo fare meglio”.
La classifica: le mancanze del sistema italiano
La performance dell’Italia lascia a desiderare: il nostro Paese, infatti, si è classificato solo al sesto posto. In particolare la Penisola è stato premiata per la sostenibilità del sistema agricolo, per la gestione dei consumi idrici e per le performance in ambito di riduzione delle emissioni nocive agricole, settore in cui il nostro Paese segna il primato in Europa. Inoltre è stato apprezzato lo sforzo italiano per contrastare lo spreco di cibo, come dimostra anche la strada intrapresa con la legge promulgata lo scorso agosto. Ma il punteggio del Bel Paese sconta la mancata soluzione di problemi come l’eccessiva alimentazione e l’obesità infantile.
Ad aggiudicarsi il gradino più alto del podio è la Francia, premiata per l’approccio equilibrato all’alimentazione e per le sue innovative politiche contro lo spreco. Giappone e Canada si collocano al secondo e terzo posto, grazie alle loro politiche in tema di agricoltura sostenibile e nella diffusione di regimi alimentari corretti ed equilibrati. Agli ultimi posti troviamo invece l’India, l’Arabia Saudita e l’Egitto. In particolare sono India, Nigeria ed Etiopia i Paesi che devono affrontare sfide nutrizionali complesse per le popolazioni più povere, mentre gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno i più alti livelli di obesità e di spreco di cibo pro capite.
I parametri dell’indice e l’osservatorio sulle città
L’indice è stato strutturato sulla base di 58 parametri in tre ambiti di ricerca: agricoltura sostenibile, sfide nutrizionali e spreco di cibo. Oltre a evidenziare le performance dei Paesi, mira a fornire esempi di best practice, in modo da poterne monitorare i progressi nel tempo. Inoltre, l’Economist Intelligence Unit e la Fondazione Barilla hanno dato il via a un progetto pilota dedicato al sistema alimentare urbano che si chiamerà City Monitor: un indice pensato per identificare una serie di criteri attraverso i quali comprendere le dinamiche del sistema alimentare urbano. Per la fase iniziale del progetto saranno protagoniste 16 città: Londra, Milano, Parigi, Toronto, Belo Horizonte, Johannesburg, Shanghai, Kyoto, Messico City, Berlino, Mosca, Tel Aviv, Dubai, San Francisco, Lagos e Mumbai.
a cura di Francesca Fiore