Il simposio di Galway. Perché
L'anno scorso, uno dei messaggi simbolo del simposio gastronomico di Galway è stato quello di Massimo Bottura. “No more excuses” è lo slogan che abbiamo imparato a conoscere a proposito di chef che vogliono darsi da fare, e portare il proprio contributo al miglioramento delle condizioni sociali, ambientali, umane del Pianeta. Il mantra del progetto Food for Soul, recentemente premiato a New York sul palco del Global Gastronomy Awards della White Guide. E uno degli esiti più dirompenti di una prospettiva etica largamente condivisa dagli chef invitati a partecipare al simposio Food on the Edge, in quell'angolo incontaminato di Irlanda celebre per le sue scogliere a picco sull'Atlantico. La rassegna, a cadenza annuale, è nata nel 2015 per iniziativa di JP McMahon, e sin dalla prima edizione gioca a scombinare il concetto di limite, riferimento letterale al ciglio delle scogliere, e – ben più importante – alla possibilità di guardare il mondo da una prospettiva diversa, spingendosi oltre i confini precostituiti e le certezze di una vita ordinaria. I relatori di Food on the Edge, un gruppo nutrito di chef e personalità del settore gastronomico, l'idea di prendere dal proprio mestiere solo i riconoscimenti e i privilegi che la celebrità può garantire l'hanno accantonata da tempo. E sul palco portare storie di vita esemplari, esempi concreti di come l'evoluzione gastronomica possa portare risultati importanti in termini di sviluppo sociale, sostenibilità ambientale e pratica etica. Anche l'Italia, fin qui, ha detto la sua: con Niko Romito e Davide Scabin nel 2015, Massimo Bottura e Antonia Klugmann un anno fa. Tra pochi giorni, il 9 e 10 ottobre, la platea del Black Box Theatre è pronta a gremirsi di spettatori (il simposio è aperto al pubblico, ma il prezzo è quello che ci si aspetta da una rassegna a uso e consumo degli addetti ai lavori: 425 euro per le due giornate, Closing Party compreso).
La chiamata all'azione. I protagonisti
Ogni chef prenderà la parola per 15 minuti, nel rispetto del Manifesto di Food on the Edge – che inneggia alla condivisione, alla responsabilità, alla valorizzazione delle comunità e delle risorse locali, all'innovazione e al saper guardare in prospettiva – e intorno al tema della terza edizione: Azione e reazione. Una chiamata alle armi (la famosa “chiamata all'azione” del solito Massimo Bottura) che chiede di accantonare teorie e belle parole, privilegiando invece il racconto della realtà. E la condivisione di qualcosa che sta già succedendo, come reazione alle sfide di ogni giorno. Più di 50 gli interventi in programma, molti i volti noti coinvolti, da Magnus Nilsson ad Ana Ros, da Rodolfo Guzman a Quique Dacosta. E poi Isaac McHale, Kamilla Seidler, Daniel Burns, Matt Orlando, Bertrand Grebaut, Sven Elverfeld, Mitch Lienhard... Per l'Italia? Enrico Crippa e Isa Mazzocchi. Piuttosto criptico il titolo scelto dallo chef di Piazza Duomo, tra i primi a salire sul palco, con lo speech Movimento; il secondo giorno, invece, sarà la volta di Isa Mazzocchi, “con i piedi per terra”, come recita il titolo scelto dalla chef de La Palta di Bilegno, in provincia di Piacenza, sicuramente meno avvezza ai palcoscenici internazionali, eppure cuoca sicura in cucina, tra istinto, razionalità, tecnica al servizio del territorio (Due Forchette per il Gambero Rosso).
In previsione anche la tavola rotonda sulle prospettive del sistema alimentare e il focus sulla cucina finlandese. Intanto McMahon lancia in questi giorni la campagna per introdurre l'educazione alimentare tra le materie di insegnamento della scuola primaria irlandese. Anche questa è una storia di azione (e reazione).
Food on the Edge | Galway, Irlanda | il 9 e 10 ottobre 2017 | https://foodontheedge.ie/
a cura di Livia Montagnoli