In stagioni di bar hipster, neotrattorie underground, pop up e nomadi digitali, c’è quasi un moto di commozione quando in città ci si imbatte in un locale solido, accogliente, con una storia alle spalle, magari a tratti fané (non vintage, che in un attimo caschiamo nel modaiolo), nel quale fermarsi per un momento di ristoro, senza aver prenotato un mese prima.
Storia di Taverna Giulia
Tovaglie bianche, camerieri in divisa, posacenere e saliera sul tavolo. Il patron Mario Alfano a sorvegliare che tutto vada come deve. Alla Taverna Giulia, aperta nel 1950, si fa un balzo indietro nel Novecento, se non fosse lo sgomitante traffico di Corso Vittorio a ricordarci che siamo nel cuore della Roma del 2024, con i lavori pre-Giubileo. “Classica focaccia al formaggio” annuncia la tenda bianca che ombreggia i tavoli esterni. In carta però non c’è una voce che la indica: la chiediamo e fortunatamente, invece, c’è, «solo che in menu non ci entrava». Arriva fumante al tavolo, un piatto abbondante, per due, con vari tranci della sottilissima focaccia al formaggio (quella originaria di Recco): qui farcita con la crescenza, adatta col suo tocco di acidità, condita con un filo d’olio buono, preparazione monumentale nella sua immediatezza. 13 euro benedetti.
Cucina ligure nel centro della Capitale
Il menu propone l’antologia classica della Liguria, acciughine al limone, salame di Sant'Olcese, peperoni con bagnacauda all’Antonelliana, pansoti con le noci, trofie o gnocchi al pesto, torta Pasqualina: tutto fatto in casa, con i sapori di casa. Qualche piatto di carne (immancabile il coniglio) e di pesce (qui c’è lo stoccafisso), delle varianti stagionali accolgono funghi o frutti (spesso di produzione propria) secondo periodo. Golosi - con una pastella più leggera di quelli romani - i fiori di zucca alla sanremese (8 euro), ripieni di mozzarella e acciughe e fritti, straconfortante il minestrone alla genovese (12.50 euro), servito in una piccola cocotte. La nota dolente è il pane, insieme agli, ahinoi, immancabili grissini confezionati, piaga non ancora estirpata nella ristorazione classica. Si conclude con qualche buon dolce, prima di tutto i sorbetti fatti in casa (quello al basilico è un cavallo di battaglia).
Il fascino del ristorante classico
Le sale interne sono eleganti e curate, da salotto borghese. Luce soffusa, quadri alle pareti, alcuni disegnati appositamente per l’insegna nel tempo: qui nell’arco di 70 anni è passato il mondo, dagli artisti romani ai divi di Hollywood di ieri e di oggi. In una giornata di primavera i turisti preferiscono pranzare fuori, pur con la frenesia delle auto vicolo dell’Oro è un incanto, ma ordinano Spritz, pizza e caffellatte. Il cameriere sorride e scrolla le spalle: “Non tutti vogliono la focaccia ligure” ci dice. Non ce ne capacitiamo. Noi, quella avanzata, ce la facciamo incartare e la portiamo a casa.
Taverna Giulia - vicolo dell'Oro, 23 - Roma - www.tavernagiulia.it