Fitofarmaci: a Gavi si risparmia in vigna regolando gli atomizzatori

21 Ago 2015, 14:00 | a cura di

 

Nei vigneti di Gavi è stato avviato il primo progetto in Italia di regolazione degli sprayer che nebulizzano i fitofarmaci. Obiettivo: tutelare l’ambiente e individuare la strada per azioni antiparassitarie più efficaci.

È uno tra gli errori più comuni che si commettono nella gestione di un vigneto, nel momento in cui ci si accinge a fare i trattamenti antiparassitari, magari in annate particolarmente difficili come quella 2014. Si tratta della mancata regolazione degli sprayer, che nebulizzano i fitofarmaci tra i filari. Un dettaglio spesso trascurato che può determinare da un lato un eccesso del prodotto usato, con conseguente aggravio di costi, e dall'altro un uso insufficiente e, quindi, meno efficace nei confronti della fitopatia da combattere.

 A Gavi, nei vigneti di un'azienda campione (La Centuriona), è stato avviato il primo progetto in Italia di regolazione funzionale degli atomizzatori. Si prova così a venire incontro ai viticoltori con l'obiettivo di tutelare ambiente, apicoltura e biodiversità in quest'area a sud del Piemonte, ai confini con la Liguria, ma anche di individuare standard e linee guida generali per azioni efficaci.

Il progetto è partito a maggio” spiega l'agronomo del Consorzio del Gavi, Davide Ferraresecol posizionamento di cartine idrosensibili colorate sulla parete vegetale dei filari e a terra, che evidenziano la bagnatura dell’anticrittogamico, ne misurano la quantità e il raggiungimento del bersaglio. Un'errata regolazione del dosaggio del fitofarmaco e dell'acqua a seconda del periodo vegetativo può causare problemi con le malattie. Inoltre, se un trattamento è efficace riduce la possibilità di farne degli altri in futuro”.

E i vantaggi sui costi sono evidenti, ma andranno quantificati nel periodo di sperimentazione (in collaborazione con Cadir-Lab di Quargnento, Alessandria), che dovrebbe essere di almeno due anni: “Per ora ci sono i vantaggi sulla qualità delle uve, che risultano più sane” conclude Ferrarese “con un generale minore impatto sull'ambiente, verso una viticoltura più sostenibile”.

 

a cura di Gianluca Atzeni

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