Quali, quanti e di che tipo erano i rapporti intercorsi tra Visit Piemonte, la società in house della Regione Piemonte e di Unioncamere Piemonte, che si occupa della valorizzazione turistica, agroalimentare e sportiva della Regione amministrata da Alberto Cirio e Luca Ferrua, il direttore de Il Gusto, il verticale del gruppo Gedi dedicato al mondo dell’enogastronomia? Chi all’interno dell’amministrazione pubblica era incaricato di parlare con il giornalista? E chi, all’interno del gruppo editoriale, era a conoscenza dell’esistenza delle società di Ferrua e delle sue attività? Detta in altri termini: chi altri è coinvolto nello caso “fritto misto” che sta squassando il quieto (fin troppo) e ricco mondo dell’enogastronomia nazionale? Lo sapremo presto. Perché proprio in queste ore – mentre la direzione della Stampa deciderà sul futuro professionale del suo direttore – gli inquirenti torinesi “apriranno” il telefonino di Ferrua, sequestrato durante la perquisizione alla redazione torinese della stampa. E ne leggeranno il contenuto.
Le indagini degli inquirenti sul caso Ferrua
Molti – stando a quanto trapela dalle indagini - sono gli aspetti su cui gli investigatori sperano di poter fare chiarezza leggendo il contenuto delle mail e dei whatsapp scambiati da uno dei giornalisti più influenti del settore. A partire dal ruolo che la politica locale ha svolto nell’individuazione e nella selezione del “Gusto” come canale per la divulgazione delle proprie iniziative. Vogliono cioè capire si è trattato di decisioni prese dal basso - dai funzionari attualmente indagati, per capirsi - o se invece ci siano state indicazioni provenienti direttamente da Torino.
C'è poi il capitolo più editoriale. In queste ore nella redazione centrale della Stampa c'è molta tensione intorno ai possibili sviluppi dell'inchiesta. Il direttore del Gusto era recentemente diventato anche responsabile delle pagine della Provincia, quelle in cui più intensi sono i rapporti con le amministrazioni locali. E la nomina era stata oggetto di molti mugugni, anche per via del ruolo - a quanto apre crescente - che la Manzoni, la concessionaria pubblicitaria del Gruppo, sembrava avere assunto nelle scelte interne dell'azienda.
Ma non solo. Gli inquirenti, che ritengono “blindata” la parte dell’indagine relativa al “fritto misto gate”, cercheranno anche documenti e prove che gli aiutino a chiudere il cerchio anche sugli altri filoni che al momento risultano aperti: il Gusto delle Alpi, We are Piemonte-Usa e Oro Monferrato. Gli investigatori sospettano che anche in tal caso Rosfert avrebbe ottenuto le rispettive deleghe da VisitPiemonte «senza gara e con interlocuzioni sulle clausole del bando».