Prendi due, paghi uno. Parliamo dei pandori e delle uova di Pasqua firmate per beneficenza da Chiara Ferragni e per cui l'influencer è stata multata e messa sotto inchiesta. Ferragni, ora, rinuncia al ricorso al Tar contro la multa inflittale dall'Agcom e dunque si appresta a pagare un milione per il caso del Pandoro Gate, quello realizzato da Balocco e griffato dall'influencer e che avrebbe dovuto finanziare a scopo di beneficenza l'ospedale Santa Margherita di Torino contribuendo in proporzione rispetto alle vendite. Una mossa che, da quanto riferisce una nota diffusa dalle società della stessa Ferragni, punta a chiudere anche l'analoga vicenda sulle uova di Pasqua.
Pandori e uova di Pasqua per beneficenza
L'Autorità indipendente che assicura la corretta competizione tra gli operatori del mercato della comunicazione e tutela gli interessi degli utenti aveva infatti verificato che - in base alle denunce avanzate dalla giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli - non c'era legame tra le vendite e la cifra che sarebbe stata poi versata in beneficenza. Ferragni era ricorsa al Tar, ma poi è esploso anche il caso simile relativo alla Uova di Pasqua.
"Un accordo con l'Antitrust"
Nuove indagini e nuove accuse. Da quanto afferma una nota diffusa dalle società della stessa influencer, la mossa servirebbe anche ad evitare che si approfondiscano le indagini su questo ulteriore versante delle Uova di Pasqua, anch'esse firmate da Ferragni e per cui si faceva credere ai consumatori che più ne avessero acquistate e più avrebbero fruttato in beneficenza: come per il pandoro, questo tipo di "falsa comunicazione" avrebbe inquinato la libera concorrenza tra prodotti e produttori sul mercato. I consumatori ne avebbero infatti preferito l'acquisto pensando che parte del prezzo sarebbe andato in beneficenza, mentre sembra che la quota di beneficenza era stata già fissata a prescindere dal volume di vendite. La mossa dei legali di Ferragni, che hanno convinto l'influencer a chiudere la cosa, equivarrebbe dunque a una sorta di "patteggiamento" (un accordo informale con l'Antitrust) con lo scopo appunto di chiudere indagini e approfondimenti in cambio di una sostanziale ammissione della colpa con il pagamento della multa.
A rischio anche lo store milanese
Sul fronte commerciale, è il settimanale Chi a rivelare un altro arretramento della Ferragni: l'nfluencer starebbe infatti decidendo la chiusura del suo store milanese di via Capelli, a due passi da Corso Como e da Gae Aulenti. A quanto riferisce il settimanale, le serrande dovrebbero abbassarsi da agosto: mese di ferie che sarebbe prodromo alla chiusura definitiva del monomarca inaugurato da Ferragni nel 2017 e che occupa 120 metri quadrati dedicati alla linea di calzature e all'abbigliamento con accessori, make-up e gioielli.
L'annuncio di Ferragni: casi chiusi
"A seguito dell’iniziativa dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che aveva avviato il procedimento PS12699 sul caso 'uova di Pasqua / Chiara Ferragni', le società TBS Crew Srl e Fenice Srl comunicano che esso è stato chiuso dall’Autorità accettando gli impegni proposti dalle Società e dalle altre parti del procedimento, in quanto ritenuti idonei a garantire la tutela dei consumatori". Così scrive la nota delle società dell'influencer.
Ancora impegni per la beneficenza
"Come segno concreto di impulso ed incentivo ad attività benefiche, le Società parti del Procedimento hanno assunto impegni economici, consistenti in versamenti in favore dell’impresa sociale 'I Bambini delle Fate', pari, per tre anni, al 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1.200.000 euro per il triennio - è l'impegno di Chiara Ferragni - Inoltre, la presentazione e formulazione degli impegni è stata vista come occasione sia per un’evoluzione interna alle aziende sia per individuare un 'modello di comportamento' che possa fungere da benchmark per l’intero settore dell’influencer marketing".
"Separazione tra commercio e beneficenza"
"Con specifico riferimento all’attività di comunicazione relativa a iniziative benefiche, le Società hanno deciso di separare nettamente le attività commerciali da quelle benefiche, impegnandosi ad astenersi dallo svolgimento di operazioni in cui attività commerciali siano connesse ad attività benefiche e, con specifico riferimento a quest’ultime, a darne illustrazione in apposita sezione dei rispettivi siti web di prossima creazione - si legge nella nota di Ferragni - Infine, le Società si sono impegnate all’adozione di un’autoregolamentazione interna relativa alle attività di comunicazione e marketing, anche ispirata alle più recenti best practice in materia, munita di presidi che ne garantiscano l’enforcement e accompagnata dall’organizzazione di training periodici a beneficio dei dipendenti".