Da sempre considerato un santuario della cucina piemontese, Felicin apre un “boutique-bistrot” a Torino, nei locali della storica Erboristeria Rosa Serafino in piazza della Consolata.
Felicin, da Monforte d’Alba a Torino
Torino, piazza della Consolata. Una delle piazze più fascinose del centro storico, con la chiesa più amata dai torinesi e costellata di ex voto, di fronte Al Bicerin, locale storico tempio della tipica bevanda piemontese, e accanto, fino a un anno fa, l’altrettanto storica Erboristeria Rosa Serafino, aperta a metà Ottocento come Antica Erboristeria della Consolata, interni tutti legni e scaffali d’epoca. Poi la chiusura, lo smantellamento, un destino incerto. E adesso, proprio in quei locali, una sorpresa: da pochi giorni, quasi in sordina ha aperto il “boutique-bistrot” di Felicin di Monforte d’Alba, gran ristorante di Langa. Cambiare tutto perché non cambi nulla: il motto del Gattopardo si addice perfettamente all’operazione Felicin. Perché come racconta Silvia Francesca Capra, dal 2000 madame Felicin, «abbiamo voluto recuperare nella prima sala l’atmosfera dell’erboristeria, i vecchi mobili originali, il bancone l’epoca. Tutto sotto il controllo della Soprintendenza». La facciata è rimasta intatta, giusto la sostituzione della targa con quella attuale. «Ma vorremmo recuperarla», aggiunge Silvia, «come i vasi di farmacia… fosse stato per me non avrei toccato nulla».
Cosa si mangia da Felicin a Torino
Lo spirito del boutique-bistrot di piazza della Consolata è una versione easy del ristorante dell’albergo diffuso Felicin di Monforte d’Alba, rigorosa cucina delle Langhe dal 1923. Il bistrot è attivo solo durante il pranzo con le specialità della casa. Non troppi piatti ma scelte sicure e collaudate. Quattro proposte di antipasti: il carpaccio di Fassona al naturale, il merluzzo mantecato con patate, marmellata di cipolle e pistacchi, i peperoni al forno con salsa di acciughe e mandorle, lo zabaione di parmigiano con verdurine invernali, topinambur e porri. Immancabili i leggendari tajarin di Felicin tagliati al coltello con ragù. E tra i secondi la guancia brasata al vino rosso, il merluzzo con patate, pomodorini e olive, le verdure scottate con caprino o i formaggi con mostarda, cugnà e miele. Tra i dolci, una specialità il gianduiotto al caramello e cioccolato fondente caldo.
Niente bicerin
«È un bistrot dove si può scegliere in totale libertà, anche un solo piatto, naturalmente», spiega Silvia. E soprattutto è un locale per tutto il giorno. Dove si viene a colazione - croissanteries fatte in casa, «solo i cannoli di prendiamo dalla Pasticceria Sabauda» - il pomeriggio per una cioccolata calda o un tè con la piccola pasticceria secca piemontese, una fetta di torta o una crostatina: «Per il tè proponiamo le selezioni della Reggia del Tè e di Kusmi, ma stiamo cercando anche di ampliarci a tè sfusi di qualità e ci piacerebbe proporre degustazioni a tema. Per il cioccolato, abbiamo scelto Ziccat, storico marchio torinese, che ci prepara anche gianduiotti e cioccolatini con il nostro marchio. Un punto fermo: non proporremo mai il bicerin. Siamo a due passi dal locale dove è nato, e non possiamo certo competere. E poi io credo nella sinergia, siamo stati accolti così bene in questa piazza, e contiamo di lavorare bene insieme».
L’ora dell’aperitivo è anche al mattino
Felicin chiude alle venti (ma è possibile riservare la sala per eventi privati, per cena e dopo cena) ma lascia un bello spazio per l’aperitivo, servito anche al mattino, dalle 11 alle 13.30, ma il momento forte è la sera, dalle 17.30. Con vini, una vocazione di Felicin, cocktail perlopiù classici e una selezione di vermouth, dal Cocchi storico e il Martini al meno noto Vermouth Urlich, ricetta del 1854 del botanico Domenico Ulrich, recuperata dalla distilleria albese Marolo. Il tutto accompagnato da stuzzichini, tramezzini, goloserie varie salate. Un modo piacevole per chiudere la giornata che Silvia con il figlio Giulio, che collabora con lei, puntano anche ad ampliare con momenti di musica, magari allargati alla piazza, presentazioni di libri, incontri con vari personaggi. Insomma per fare di Felicin un punto di riferimento anche culturale in città.