Fast food all'assalto delle scuole nel Regno Unito: "Prendono crudelmente di mira la salute dei bambini"

5 Dic 2024, 14:24 | a cura di
Le catene come Subway e Domino's sono state accusate di inondare le aree scolastiche di opzioni malsane, ma il governo promette (finalmente) seri interventi

Negli ultimi anni, le scuole britanniche si sono ritrovate circondate da una marea di nuovi fast food. Punti vendita di Subway, Domino's e Kfc spuntano a pochi passi dai cancelli scolastici, attirando bambini con cibi ipercalorici e contribuendo a una crisi sanitaria. Il governo promette interventi, ma il fenomeno è ormai dilagante da molti anni (ne avevamo già parlato qui) e ora si trova sotto pressione per agire: oltre a considerare una revisione delle normative urbanistiche, Wes Streeting, il segretario alla Salute del Regno Unito, ha annunciato l’intenzione di limitare la pubblicità di cibi spazzatura destinata ai bambini sia in Tv che online. Ma basterà? Gli attivisti chiedono misure più stringenti, come il divieto assoluto di aperture entro una certa distanza dalle scuole e incentivi per promuovere alternative salutari.

Un'epidemia di fast food vicino alle entrate delle scuole

Le aree circostanti le scuole del Regno Unito sono state letteralmente inondate da nuove aperture di punti vendita delle principali catene di fast food. Un fenomeno che non solo solleva preoccupazioni sanitarie, ma accende anche un acceso dibattito politico. Dal 2014, Subway ha inaugurato ben 420 punti vendita nel raggio di 400 metri dalle scuole dell'obbligo in Inghilterra, Scozia e Galles, seguita da Domino’s con 354 e Greggs con 329. Complessivamente, il numero di scuole con almeno un fast food vicino è salito da 2474 a 3411 in un decennio, con un incremento del 38 per cento. «La nostra ricerca mostra che queste catene stanno circondando i bambini con opzioni malsane a un ritmo allarmante», ha dichiarato sul Guardian James Toop, amministratore delegato di Bite Back, organizzazione guidata dai giovani e sostenuta dallo chef Jamie Oliver. Secondo uno studio condotto dal dottor Jody Hoenink, epidemiologo dell’Università di Cambridge, il 76 per cento delle filiali di Domino’s si trova ora entro 400 metri da una scuola. La ricerca, commissionata da Bite Back, ha analizzato l'espansione delle dieci principali catene alimentari tra cui Kfc, McDonald’s e Costa Coffee, evidenziando un aumento del 42 per cento dei loro punti vendita nelle vicinanze delle scuole.

Le accuse del segretario alla Salute

«I giganti del fast food stanno prendendo crudelmente di mira i bambini con una strategia spietata, anteponendo i loro profitti alla salute dei nostri figli», ha affermato senza mezzi termini Wes Streeting, segretario alla Salute del Regno Unito. Secondo Streeting, l’obesità infantile, che già rappresenta una crisi sanitaria, viene ulteriormente alimentata da queste aperture strategiche: «Questa è una minaccia per il futuro delle nuove generazioni e costa miliardi al nostro sistema sanitario». Streeting ha inoltre promesso un giro di vite sul fenomeno, sottolineando l’urgenza di aggiornare le normative sulla pianificazione urbanistica per limitare l’apertura di fast food nei pressi delle scuole. «Proteggere i nostri figli dai danni dell’obesità significa garantire loro un futuro più sano», ha aggiunto sul quotidiano inglese.

Quello della dieta infantile, quindi, continua a essere un tema caldo, sempre più battuto da nutrizionisti, medici, chef e addetti ai lavori di tutto il mondo. Soprattutto nel Regno Unito, dove, nell'estate del 2016, le dichiarazioni della premier Theresa May avevano scatenato la reazioni di chi nella lotta al junk food ci ha sempre creduto, come lo chef Jamie Oliver. Il Primo Ministro, infatti, di fronte al compito di rafforzare economicamente il Paese in vista della Brexit, aveva scelto di privilegiare l’industria alimentare, annunciando una evidente marcia indietro rispetto alle misure drastiche promesse dal governo contro il cibo spazzatura, come in passato è stato per l’introduzione della tassa sulle bibite zuccherate (tra le cause principali di obesità infantile), che è rimasta comunque in vigore.

L'espansione delle catene e il dibattito sulle responsabilità

Le critiche non risparmiano nemmeno le catene stesse. Secondo il rapporto di Bite Back, il 58 per cento dei punti vendita Subway e il 50 per cento di quelli di Kfc si trovano nei pressi delle scuole, confermando una tendenza a localizzare le aperture in prossimità dei percorsi frequentati dagli studenti. «Questo aumento non è casuale», afferma Kawther Hashem, esperto di dieta presso la Queen Mary University di Londra e responsabile della ricerca per Action on Sugar. «È oltraggioso come queste aziende stiano rendendo il cibo malsano parte integrante della quotidianità dei bambini, specialmente nelle aree economicamente svantaggiate». Nonostante le evidenze, Kate Nicholls, amministratore delegato di UKHospitality, respinge le accuse: «Questo rapporto ignora il contributo economico e sociale dell’ospitalità alle comunità locali. Inoltre, molte di queste catene offrono opzioni salutari, lasciando ai consumatori la scelta». Una posizione che però fatica a placare le critiche degli attivisti, che vedono nell’espansione delle catene una minaccia diretta alla salute pubblica.

Cibo spazzatura e disuguaglianze sociali

L’impatto di questa proliferazione di fast food non si limita alla salute fisica, ma aggrava anche le disuguaglianze sociali. Secondo Hashem, «questo fenomeno colpisce soprattutto le comunità meno abbienti, dove i genitori hanno meno risorse per garantire ai propri figli alternative salutari». Il legame tra junk food e obesità è ben documentato, ma le conseguenze vanno oltre: la dipendenza da cibo malsano incide sulle capacità cognitive, sul rendimento scolastico e, a lungo termine, sul benessere economico delle famiglie.

Il governo britannico si trova ora sotto pressione per agire. Oltre a considerare una revisione delle normative urbanistiche, il segretario alla Salute Wes Streeting ha annunciato l’intenzione di limitare la pubblicità di cibi spazzatura destinata ai bambini sia in Tv che online. Ma alcuni attivisti continuano a chiedere misure più stringenti, come il divieto assoluto di aperture entro una certa distanza dalle scuole e incentivi per promuovere alternative salutari. Nel frattempo, l'espansione delle catene di fast food continua a sollevare interrogativi su come bilanciare le esigenze economiche con quelle della salute pubblica.

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