Dopo il tortello cremasco arriva la farina bóna a mettere in difficoltà i concorrenti di Masterchef. Si tratta di un prodotto tradizionale della Valle Onsernone, una delle più povere e impervie del Canton Ticino, a pochi chilometri da Locarno.
Che cos'è la farina bóna
È capitata nella Golden mystery box, che i concorrenti hanno utilizzato nella prima prova della trasmissione: all’interno c'erano una serie di ingredienti gialli, dalle mele ad alcune tipologie di funghi. Tra loro, anche la farina bóna, la cui origine non è nota. Proviene dal granturco e si ottiene macinando molto finemente la granella tostata. È quindi una farina già “cotta”.
In passato la farina bóna si mangiava mescolata ad acqua o latte — freddo o caldo non faceva differenza — con frutti di bosco o vino. Faceva parte a tutti gli effetti della dieta delle persone del Canton Ticino, poi col cambiamento delle abitudini alimentari avvenuto nel dopoguerra i mugnai hanno chiuso. E la farina è sta utilizzata sempre più raramente.
Il presidio Slow Food
È diventata presidio Slow Food nel 2008 su iniziativa del Museo Onsernonese e di Coop Svizzera. Nel 1991 e nel 2013, infatti, “sono stati riavviati i mulini di Loco e Vergeletto che hanno ripreso a macinare la farina bóna — si legge sul sito della Fondazione —. L’associazione omonima, si occupa di coinvolgere la popolazione della valle e promuovere in tutta la Svizzera la conoscenza di questo prodotto, favorendo al contempo lo sviluppo economico e turistico della regione”. Tant’è che diversi hotel propongono ai propri ospiti, tra le varie esperienze, un corso di cucina a partire dalla farina bóna, con visita al mulino e degustazione.
Oggi, come ha spiegato lo chef Antonino Cannavacciuolo durante Masterchef, si usa mescolata ad altre farine. Per fare cosa? Torte, pasta fresca, biscotti. Oppure può essere usata nei gelati o come addensante per salse.