È giunto il momento che tutti gli olivicoltori italiani di qualità attendevano da un anno: quello per potersi riscattare da un'annata pessima, imbottigliando oro verde che meriti di chiamarsi tale. Siamo ormai nel pieno degli assaggi dell'olio nuovo e le aspettative sono alte.
Assaggi: opinioni a margine
Gli esperti stanno degustando e valutando gli extravergini selezionati per ogni regione per costruire la mappa della nostra guida Oli d'Italia. Arrivati al giro di boa, un quadro completo del livello qualitativo di quest'anno non si è ancora delineato. Ma intanto arrivano i primi riscontri positivi: tante aziende che nel 2014 erano state sfortunate, hanno dato prova di saper risalire in vetta producendo veri e propri cavalli di razza. Tra new entry, conferme e qualche piccola delusione, per ora non possiamo anticiparvi altro.
Molte sono le bottiglie da stappare, le etichette da valutare, premiare e, se necessario, scartare. Ma gli assaggi parlano di un'annata promettente e di gran lunga superiore a quella passata. In attesa dell'esito definitivo, ecco cosa ne pensano gli esperti.
Lavoro costante e conoscenza
“C'è da lavorare, c'è da fare training costanti tra i produttori e i frantoiani per garantire una conoscenza all'altezza delle diverse variabili e situazioni che ogni annata comporta”, spiega Stefano Polacchi, curatore della guida Oli d'Italia. Studio continuo e ricerca sono alla base di una produzione di qualità che le aziende prese in considerazione finora dimostrano possibile.
Attenzione però a non adagiarsi, perché “per alcune aziende l'eccessiva sicurezza rischia di determinare problemi, legati non tanto alle olive, quanto alle tecniche e alla pulizia dei frantoi e delle macchine, nonché ai tempi di molitura dopo la raccolta”. Per esempio, se “l'Umbria e la zona della Colline Pontine hanno regalato splendide prove”, lo stesso non si può dire per il resto del Lazio, “che non ha dato risultati brillanti”. In conclusione, “diverse grandi realtà mancano ancora all'appello, ma le degustazioni parlano sicuramente di una produzione olivicola di alto livello”.
Coordinamento ed export
Ce lo conferma anche Indra Galbo, assaggiatore di olio extravergine d'oliva e docente presso le scuole del Gambero Rosso. “Restano però invariati i grandi problemi che affliggono il comparto oleario”, aggiunge “primo fra tutti la mancanza di una visione comune del prodotto di qualità”. Quando si discute della produzione olivicola italiana, si parla di “una realtà frammentata composta da straordinarie peculiarità, che spesso non riusciamo a comunicare” e che, soprattutto, in molti territori restano“ancorate a logiche commerciali e produttive legate al Pleistocene”.
Nel settore olivicolo, quello di cui c'è bisogno ora è “un coordinamento efficace in grado di permettere un export ottimale e una valida internazionalizzazione delle imprese olivicole”.
A tal proposito, unanovità assoluta di quest'anno sarà la versione inglese della guida degli oli, Italian Extravirgin Olive Oils, prossima all'uscita e che “speriamo possa essere un utile strumento per tutti i buyer internazionali e gli appassionati che vogliono districarsi tra le tante realtà legate a questa indiscussa eccellenza italiana”.
Annata migliore, prezzi invariati
Concludiamo poi con un punto di vista economico e commerciale, dando uno sguardo ai prezzi delle etichette. I listini, nonostante la produzione sia cresciuta rispetto allo scorso anno, sono infatti rimasti invariati. Ce lo racconta Simona Cognoli, proprietaria di Oleonauta, bottega di extravergine ad Ostia Lido che in pochi anni è diventata una vera e propria insegna di riferimento per appassionati. “Ci troviamo di fronte a un'annata positiva, resa possibile dal clima estivo e dal lavoro più scrupoloso dei frantoiani”, decisamente migliore rispetto allo scorso anno ma “non ancora ai livelli di due anni fa”. Questa rivincita da parte delle aziende non ha però influito sui prezzi, che sono rimasti invariati “per un rientro economico necessario dopo la tragica esperienza della scorsa campagna olearia”.
Comincia così il riscatto dell'Italia, che deve continuare a lavorare per migliorarsi e valorizzare un grande patrimonio della cultura mediterranea. Studio, autocritica, confronto, questi gli elementi imprescindibili per una produzione di qualità.
a cura di Michela Becchi