L'export agroalimentare potrebbe raggiungere quota 70 miliardi di euro entro fine anno

14 Ott 2024, 10:52 | a cura di
Il vino resta il primo prodotto spedito all'estero, ma a crescere di più, secondo il report Ismea, sono l'olio d'oliva e le uve da tavola

Migliora e torna in positivo la bilancia commerciale italiana dei prodotti agroalimentari. Il merito è soprattutto del +7,1% fatto registrare dalle esportazioni che, tra gennaio e giugno 2024, hanno sfiorato i 34 miliardi di euro (di cui 29 riconducibili ai prodotti dell'industria alimentare e 4,6 all'agricoltura). Secondo i dati resi noti dall'Ismea, rispetto allo stesso periodo di un anno fa, le importazioni sono cresciute (+1,4% a 33,5 mld di euro) ma in modo meno consistente a causa soprattutto della riduzione delle quotazioni delle commodity agricole, che nel 2022 avevano registrato una vera e propria fiammata verso l'alto. Il risultato è che il saldo import/export è positivo per 433 milioni di euro. Ma soprattutto si fa sempre più concreta la prospettiva di raggiungere quota 70 miliardi di euro per le vendite agrifood fuori confine entro la fine del 2024. «L'ennesimo risultato che certifica il successo del Made in Italy - ha scritto sui suoi profili social il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - puntando sempre sul campo in cui non abbiamo rivali: quello della qualità».

I settori più performanti

Derivati dei cereali, vini (sebbene con risultati non troppo brillanti) e formaggi hanno fatto da traino alla performance italiana nel primo semestre dell'anno, ma seppure con un peso specifico inferiore a fare meglio sono stati olio di oliva (+64,1%) e uva da tavola (+45,1 per cento). In particolare, l'export dei derivati dei cereali è aumentato nei primi sei mesi del 2024 dell’8% in valore, grazie soprattutto ai prodotti della panetteria e pasticceria (+13,1%) e meno dalle paste alimentari (+1,1%). Buono l'andamento anche per i formaggi stagionati (+7,5%) e freschi (+6%). Il vino si rialza dopo un deludente 2023, con una ripresa delle vendite estere dei prodotti in bottiglia (70% dell'export vitivinicolo), che si confermano in prima posizione tra i prodotti spediti, con un peso sull’export totale del 7,6% nel primo semestre 2024, per un valore di 2,6 miliardi di euro (ma gli ultimi mesi non sono all'altezza di quelli del primo quadrimestre dell'anno). Positiva, fa notare Ismea, la dinamica degli spumanti, arrivati a quasi 1,1 miliardi di euro (+6,9 per cento) con volumi a +10,8 per cento. Il pesante comparto dell'ortofrutta fresca ha toccato un fatturato estero di 2,8 mld di euro tra gennaio e giugno 2024 (8% del totale) con una crescita del 2,7% in valore e 4,8% in volume, grazie soprattutto alle mele e all’uva da tavola, mentre sono in calo - unica voce - le esportazioni di kiwi (-2,4% in valore e -29,6% in volume, che testimonia un forte aumento dei prezzi medi all’export).

Importazioni meno care

L'Italia importa soprattutto materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. Nel primo semestre 2024, le importazioni agroalimentari sono diminuite per i principali cereali, soia e farina di soia e per l'olio di palma. In crescita, al contrario, e in misura consistente gli acquisti dall'estero dei primi due prodotti più importati: caffè non torrefatto (+11,6% in valore) e olio di oliva (+32,7%), che assieme valgono quasi 2,5 miliardi di euro sui 33,5 miliardi complessivamente importati dall'Italia tra gennaio e giugno 2024. Stabile, come si legge nel report dell'Ismea, l'import di carni fresche (9% del totale) a quota 3 miliardi di euro nel primo semestre dell’anno.

I Paesi più performanti: risalgono Usa e Giappone

Considerando i mercati di destinazione dell'export agrifood italiano, l'Ismea segnala aumenti in doppia cifra per Stati Uniti e Giappone. Nel caso degli Stati Uniti, a un 2023 poco dinamico, è seguito un primo semestre 2024 a +17,3% su base annua grazie a diversi prodotti: i vini fermi in bottiglia (+4,8% a 668 mln di euro), che rappresentano il primo prodotto italiano acquistato dagli Usa (18% del totale; i vini spumanti (+6,7% a 260 mln di euro); l'olio extravergine di oliva (+69,8% a 416 mln di euro), la pasta di semola (+8,8% a 241 mln di euro). In Giappone l'incremento del 48,8% su base annua si deve alle spedizioni di tabacco, raddoppiate a quasi 600 mln di euro in sei mesi, grazie all’accordo siglato a marzo 2023 tra Masaf e Japan tabacco international per la fornitura pluriennale di prodotto italiano alla multinazionale giapponese. Incrementi importanti si registrano per la Romania (+11% per 507 mln di euro) grazie a caffè torrefatto, panetteria e pasticceria e formaggi freschi e stagionati. Positivo anche l'export italiano verso l’Australia: 432 mln di euro (+17,8% su base annua), grazie a pomodori pelati, cioccolata, formaggi stagionati, pasta di semola e olio di oliva.

 

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