Con la rielezione di Ettore Prandini alla presidenza della Coldiretti, sancita all'unanimità nell'assemblea del 20 dicembre, si rinnova l'asse tra l'organizzazione e il Governo e, in particolare, con Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura, sovranità alimentare e foreste. Una vicinanza programmatica che ha consentito al sindacato di Palazzo Rospigliosi di piazzare diversi colpi a favore nelle decisioni dell'esecutivo di Giorgia Meloni in questo 2023.
Chi è Ettore Prandini
Ettore Prandini, 51 anni nato a Leno (Brescia), con una laurea in giurisprudenza, è produttore di vino Lugana a Lonato del Garda e proprietario di un'azienda che alleva bovini da latte. Suo padre, Giovanni Prandini, fu ministro nei governi Dc con Goria, De Mita e Andreotti negli anni Ottanta e Novanta. Impegnato da subito nel mondo delle associazioni agricole, Ettore Prandini iniziò dalla politica locale con un ruolo di assessore in una giunta di centrodestra. Poi, Coldiretti Brescia lo scelse nel 2006 come presidente provinciale e da lì partì la scalata che lo ha portato nel 2012 ai vertici di Coldiretti Lombardia (al posto di Nino Andena), per poi approdare a Roma, alla presidenza nazionale, nel 2018.
L'asse con Lollobrigida
Un'unità di intenti, quella tra Prandini e Lollobrigida, che poggia soprattutto sul concetto di sovranità alimentare e sul contrasto al falso made in Italy, e che mai come stavolta è palese e dichiarata, col ministro esponente molto influente di Fratelli d'Italia (il "cognato d'Italia", come ormai viene definito per la parentela con la premier), che nel messaggio pronunciato di fronte a centinaia di delegati giunti a Roma da tutto lo Stivale per l'assemblea Coldiretti ha parlato chiaramente: «Proseguiamo il percorso sinergico per l'agricoltura. Non credo ci sia qualcosa di stonato rispetto al fatto che un Governo si poggi sulle migliori energie. La Coldiretti è un laboratorio di idee, un elemento portante e di analisi che dà prospettive nell'ottica dello sviluppo della nostra Italia».
Coldiretti ispiratrice dell'azione di governo
E, infatti, le idee sono arrivate numerose, con diversi dossier affrontati dal Governo che hanno trovato nell'organizzazione una musa ispiratrice. Il sindacato, che nelle retrovie schiera il potente segretario generale, Vincenzo Gesmundo, e che lo scorso settembre ha 'ceduto' al Masaf l'esperto Raffaele Borriello (ex dg di Ismea) arruolato come capo di gabinetto, ha portato a casa tra molte polemiche (e una rissa sfiorata proprio in Piazza Montecitorio tra Prandini e Benedetto Della Vedova), la legge che vieta la produzione, consumo e commercializzazione di carne sintetica, ma anche un decreto flussi in agricoltura basato (finalmente) su una programmazione triennale anziché annuale.
Le linee programmatiche del mandato 2023/28
Ridurre la dipendenza alimentare dall'estero, promuovere filiere 100% made in Italy, raggiungere quota 100 miliardi di euro di valore dell'export agrifood nazionale in 5 anni, sfruttando la rampa della candidatura Unesco per la cucina italiana. Sono alcuni dei punti programmatici del nuovo mandato di Prandini. Il presidente ha anche chiesto di investire in logistica e infrastrutture per migliorare i tempi di consegna dei prodotti, di assegnare all'Ismea il ruolo di cassa depositi e prestiti anche per «proteggere l'agroalimentare nazionale dallo shopping straniero», ha ribadito la necessità di accelerare l'iter sulla legge sul consumo di suolo, che giace da tempo in Parlamento, in un'Italia la cui superficie agricola utilizzabile si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. Per Prandini, c'è da investire nelle nuove Tea così come nelle agroenergie e in un piano invasi che garantisca acqua alle imprese agricole di fronte alla minaccia della crisi climatica. Necessario, inoltre, per la Coldiretti, che il Governo Meloni impieghi risorse anche nell'agricoltura di precisione, un segmento economico che oggi vale 2 miliardi di euro di giro d'affari.
Esecutivi spesso vicini all'organizzazione
La posizione filogovernativa di Coldiretti è arcinota. Ma sono anche i governi che hanno strizzato volentieri l'occhio al grande sindacato. In questa legislatura, le cose sono molto più evidenti che in passato. Non è un caso che la prima uscita pubblica della premier Meloni, appena eletta a Palazzo Chigi, fu proprio una visita a ottobre 2022 al villaggio Coldiretti a Milano. E, a proposito di amicizie strategiche, viene in mente la frase che l'allora premier Giuseppe Conte pronunciò a Bologna, sempre al villaggio Coldiretti, nel settembre 2019, prima che la pandemia travolgesse tutto e tutti: «Voglio Coldiretti alleata del governo in questo Green new deal», disse al presidente Prandini siglando il celebre 'patto del Parmigiano'. Del resto, diffusione dell'organizzazione sindacale è davvero capillare: 20 federazioni regionali, 95 federazioni interprovinciali e provinciali, 845 uffici di zona e 3.729 sezioni comunali, presente in quasi un comune su due lungo tutto il Paese. Sembrano i numeri di un grande partito politico. Anche per questo è meglio tenerselo stretto.