Dal 1913 il Grand Central Terminal è lì, in 42nd Street e Park Avenue, a Midtown Manhattan, con le sue 44 banchine e 19 ettari di estensione nel cuore di New York. Nel corso dei decenni, quella che è diventata un simbolo dell’immaginario americano, guest star di celebri pellicole cinematografiche, ha fatto propria l’idea di aggregazione insita in una stazione ferroviaria, specie se grande e frequentata come solo nel cuore della Grande Mela. E così oggi sono numerosi i ristoranti, le gastronomie, le panetterie, i negozi gourmet e persino un mercato di prodotti alimentari freschi ospitati negli spazi del Grand Central.
Attualmente sono 35 i ristoranti ospitati nella Dining Concourse al piano inferiore della stazione, proprio sotto l’atrio principale in cui campeggia il famoso orologio a quattro facce, simbolo indiscusso della struttura. Disponibile sette giorni su sette l’offerta gastronomica è davvero varia, a partire dallo storico e celeberrimo Oyster Bar fino all’elegante cocktail lounge del Campbell Apartment, ricavato nell’ufficio degli anni ‘20 del magnate John W. Campbell. Ma sono molte le possibilità, tra cucina etnica e fast food di qualità, pasticcerie francesi e specialità kosher.
E in un futuro non troppo lontano Grand Central potrebbe beneficiare dell’investimento di un nuovo attore, uno dei personaggi più noti al mondo per il suo intuito imprenditoriale nel settore della ristorazione. Si tratta di Claus Meyer, fondatore del Noma di Renè Redzepi, quest’anno tornato in vetta alla classifica dei 50 Best, che, stando alla stampa americana, sarebbe in trattativa per aprire una grande food hall in stile nordico negli spazi della Vanderbilt Hall – finora destinata a esposizioni d’arte ed eventi temporanei - della stazione. Lo chef danese avrebbe già ricevuto l’approvazione per un articolato progetto gastronomico imperniato sulla cucina nordica, protagonista di una brasserie da cento coperti, completata da un cocktail bar, una caffetteria e un’area fast food. Apertura prevista per il 2016. Meyer ha dichiarato di voler portare a New York un esempio di cucina nordica deliziosa e senza pretese - pur cercando di catturare i sapori locali - raggiungendo così un connubio perfetto per esportare nel mondo le sue radici gastronomiche. Un nuovo successo per la cucina nordica, che mostra, ancora una volta, di saper fare sistema.