La storia dello zuccherificio Eridania
Era il 1899: a Genova il settore dell’industria alimentare salutava la nascita dello zuccherificio Eridania, poi entrato nella storia dell'imprenditoria italiana e oggi ancora in attività, con più di un secolo di lavoro alle spalle. Nel 2010, però, i soci del gruppo Maccaferri, che ne gestivano in solitaria la proprietà, avevano deciso di cedere una quota paritetica della società (il 49%) al gruppo francese Cristal Union, che ora, entro la fine di luglio, diventerà proprietaria assoluta dell’azienda. Non senza qualche amarezza di troppo, è il caso di ricorrere al gioco di parole più scontato, per la famiglia dello zucchero italiano. La cessione della società, infatti, “è giustificata dall'evoluzione della normativa Ue che, con la piena liberalizzazione del mercato dello zucchero, consentirà un'espansione della produzione da parte delle imprese saccarifere operanti nell'Europa continentale, a scapito dei Paesi, quale l'Italia, caratterizzati da condizioni meno competitive” si legge in una nota ufficiale della proprietà, che si è vista costretta a scegliere il male minore di fronte a una liberalizzazione del mercato Ue che a partire da ottobre 2017 prevede l’abolizione delle quote di produzione nazionali favorendo, di fatto, un processo di concentrazione aziendale a livello comunitario.
Le difficoltà del settore. E la scelta del male minore
Un'interessante inchiesta di Ettore Livini per la Repubblica, un paio di mesi fa, faceva il punto della situazione. Questi i dati più significativi in breve: dieci anni fa l'industria italiana degli zuccherifici contava 19 stabilimenti che producevano il 75% del fabbisogno nazionale, esportando anche una quota del 17% dell'intera produzione continentale. Il settore dava lavoro a 7mila impiegati diretti e i campi tricolori coltivati a barbabietola superavano i 230mila ettari. Nel 2016 sono solo due gli impianti in attività, entrambi della Coprob, in grado di produrre 300mila tonnellate di zucchero, l'80% in meno rispetto al 2006. Con conseguente diminuzione della manodopera, che ora fa registrare solo 1200 impiegati, tra fissi e stagionali. Mentre la superficie coltivata a barbabietola si è ridotta a 34mila ettari. Le motivazioni sono molte, e tutte di carattere economico, ma a far paura è proprio la decisione dell'Ue in vigore dal 2017: con l'abolizione delle quote dello zucchero a disposizione di ogni singola nazione da parte di Bruxelles, da gennaio i colossi tedeschi, francesi, inglesi e olandesi, paesi dove si concentra il 67% della produzione continentale, saranno pronti a invadere il nostro mercato con i surplus di produzione che avevano pronti in magazzino. "E competere per noi sarà difficilissimo ", dichiarava solo due mesi fa sconsolato l'amministratore delegato di Eridania Sadam Daniele Bragaglia.
Qualche giorno fa la decisione definitiva: l'accordo tra Maccaferri e Cristal Union porterà alla cessione del 51% della società (finora in mano al gruppo genovese) al colosso transalpino. Solo così, fanno sapere i vertici dell'azienda tramite comunicato ufficiale “Eridania Italia rafforzerà la continuità del suo posizionamento di mercato, grazie alla garanzia di approvvigionamento data dall'appartenenza a uno dei primari produttori saccariferi comunitari”. E dopo Parmalat (oggi di proprietà Lactalis) un altro importante brand del settore agroalimentare italiano finisce in mano ai francesi.