Enoturismo. Chianti, Franciacorta e Langhe modelli virtuosi, ma l'Italia è costretta a inseguire. Il rapporto delle Città del Vino alla Bit di Milano

16 Feb 2015, 16:58 | a cura di
Nonostante siano molti i punti di forza del turismo enogastronomico italiano, la Penisola che conta tradizioni vitivinicole da Nord a Sud non brilla per spirito di collaborazione, dialogo tra gli operatori turistici, uso delle tecnologie e promozione territoriale. E questo pesa sull'attrattività. Importante puntare sul palcoscenico dell'Expo.

Produzione vitivinicola e superficie di ettari vitati tra le più importanti al mondo, ampia varietà del patrimonio ampelografico, numero di siti Unesco più elevati in termini assoluti, tradizione e varietà gastronomica tra le più invidiate sul palcoscenico internazionale. Ecco in sintesi i punti di forza del turismo enogastronomico italiano, fotografati dall’Osservatorio sul Turismo del Vino n. 12, promosso dalle Città del Vino, in collaborazione con l’Università di Salerno, e illustrati alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano.

I PUNTI DEBOLI DEL TURISMO DEL VINO ITALIANO

Ciononostante l'Italia non sta crescendo come auspicabile - gli arrivi mondiali nel comparto enoturistico ammontano a circa 20 milioni, di cui solo 3 milioni sono quelli italiani - a causa dei punti deboli che pesano sull'altro piatto della bilancia: assenza di uno spirito di collaborazione realmente sistemico tra produttori; mancato dialogo tra operatori turistici dei diversi settori; scarso utilizzo delle tecnologie, soprattutto del web; bassa notorietà e reputazione di alcuni territori, tranne le regioni più note (tra gli esempi dabest practice vengono ricordati Chianti Classico, Franciacorta, Langhe).
Il turismo del vino italiano sconta un pesante gap tra attrattività e competitività” commenta il direttore delle Città del Vino, Paolo Benvenuti“I diversi punti di forza dovrebbero consentirci di figurare al primo posto in assoluto a livello mondiale, mentre a livello internazionale purtroppo primeggiano altri Paesi, soprattutto quelli di matrice anglosassone: Usa, Australia, Nuova Zelanda”.

LA CONCORRENZA DEL NUOVO MONDO

Dalla ricerca emerge, infatti, che se le produzioni vitivinicole del Nuovo Mondo sono basate quasi esclusivamente su vitigni alloctoni e quelle del Vecchio Mondo sui vitigni autoctoni, il fenomeno del turismo del vino segue una dinamica praticamente opposta: nel Vecchio Continente si trova ad uno stato embrionale. C'è anche da considerare che il comparto presenta una situazione di redditività bassa e rischiosa dovuta da una parte alle basse barriere all’entrata che non proteggono da fenomeni di imitabilità, dall'altra dalle elevate barriere all’uscita che, non consentendo facili disinvestimenti (trattandosi infatti d’investimenti a elevata specificità, con conseguenti difficoltà di dismissione), non permettono l'agevole fuoriuscita dal settore.

LA CHANCE DI EXPO

In questo contesto, però, non dimentichiamo un fattore chiave: l'inserimento, tra meno di tre mesi, di Expo Milano. Quali opportunità? “Il palcoscenico offerto dall'Expo” risponde Giuseppe Festa, direttore del Corso di Perfezionamento Universitario e Aggiornamento Culturale in Wine Business dell'Università di Salerno “è una chance troppo ghiotta, soprattutto perché si tratta di un grande evento focalizzato su alimentazione e nutrizione, ma bisogna prestare attenzione a che Milano non sia percepito come unico locus e soprattutto, paradossalmente, come ponte verso altre destinazioni enoturistiche europee”.

a cura di Loredana Sottile

10 Best Wine Travel Destinations 2015 by Wine Enthusiast

  1. Finger Lakes (New York, USA)
  2. Piemonte (Italia)
  3. Hawkes Bay (Nuova Zelanda)
  4. Valle del Rodano (Francia)
  5. Orlando (Florida, USA)
  6. Galizia (Spagna)
  7. Okanagan (Canada)
  8. Valle della Loira (Francia)
  9. Mendocino (California, USA)
  10. Istria (Croazia)
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