Conciliare energia solare e agricoltura è possibile
Il rapporto fra sfruttamento dell’energia solare e agricoltura non è mai stato dei migliori. Da quando le fonti rinnovabili hanno fatto capolino nel sistema energetico mondiale, sono state sempre in conflitto con chi, sui terreni agricoli, voleva continuare a coltivare frutta e verdura, o a pascolare il gregge.
Conflitti del genere, che hanno visto contrapporsi gli interessi delle due parti quasi mai con la vittoria dei contadini, si sono creati in molti luoghi del pianeta, compreso il Sud Italia. Ma la Germania ha deciso di riprendere una strada abbandonata da più di vent’anni che ora, alla luce delle innovazioni più recenti, può creare un futuro di conciliazione fra energie rinnovabili e agricoltura.
L’impianto e la verdura
Gli scienziati di Fraunhofer ISE, insieme ai partner del progetto "APV-Resola",hanno realizzato un impianto con pannelli bifacciali di SolarWorld, che forniscono energia in due direzioni e hanno una maggiore resa per unità di superficie. Il vantaggio di questi pannelli, installati a 5 metri dal suolo, è quello di distribuire uniformemente l’energia sul campo sottostante. Questo rende più semplice sfruttare il terreno sottostante: sono quattro le specie vegetali coltivate sotto i pannelli, frumento, trifoglio, patate e sedano rapa, tutto in regime di agricoltura biologica. E per avere una controprova dell’efficacia del metodo, accanto all’impianto si sta provando a coltivare le stesse specie, libere dai pannelli, in modo che si possano confrontare differenze nella crescita.
La potenza dell’impianto è pari a 194 kilowatt e coprirà i bisogni energetici di circa 62 famiglie. L’impianto, in fase sperimentale, funzionerà per due anni: lo scopo è capire se le verdure coltivate avranno una crescita tale da giustificare l’investimento. L’obiettivo degli scienziati tedeschi è preciso: se quanto coltivato al di sotto dei pannelli solari raggiungerà almeno l’80% di quanto coltivato senza alcun impianto, allora l’idea sarà proficua e ripetibile. Per capire se questa potrebbe diventare una soluzione che concili due esigenze in apparenza distanti dovremmo dunque aspettare i raccolti del 2017 e del 2018.
a cura di Francesca Fiore