Breakfast in Tokyo. Cioè, a Milano, ma è come se fosse Tokyo. Sono in piazza Baiamonti, tra Chinatown e Monumentale, all’ombra della fondazione Feltrinelli, il gigante sdraiato di Herzog & de Meuron, e sto per consumare un’insolita colazione, che mi verrà servita da Yuki ed Elena, che lavorano in silenzio e con la precisione di gesti che ci si aspetterebbe in un laboratorio scientifico. Il locale è minuscolo, un solo tavolo con quattro coperti e dall’altra parte loro due. Tutto è chiaro e pulito, un filo spirituale, tra un po’ vi racconterò.
Emoraya a Milano, un negozio e un bar
Ora è il momento di dire dove sono: Emoraya Shop&Tea è un locale aperto da pochi mesi, a un paio di decine di metri (quindici secondi a non affrettarsi) dall’omonimo ristorante di cucina casalinga, di cui è l’allegato “all day long”. Qui si vendono prodotti giapponesi alimentari (vedo molte bottiglie di sake e di distillati, ma anche dashi e spaghetti per il ramen, alghe, salse, pesci, carni e verdure surgelate, e alcuni deliziosi pezzi di ceramica giapponese). La mattina si serve la colazione salata, a pranzo un semplice piatto come il riso con l’anguilla, o certi Tacos Rice che sono una specialità di Okinawa, nel Giappone tropicale. Ma si preparano anche Bento box a portar via. Nel tardo pomeriggio (ma occhio che il locale chiude alle 19, sabato e domenica alle 17) c’è un aperitivo con birra o whisky giapponesi, interpretazioni nipponiche del gin tonic o dello spritz, l’inesorabile liquore alle prugne, ma c’è anche un piccolo assortimento di vini (italiani, presumo).
Gesti bianchi
Tutto è improntato alla grazia e all’economia di movimenti e di parole. Ordino la colazione, sono all’incirca le 11 e sono da solo. Costa 12 euro e comprende un grande onigiri avvolto da un alga, una zuppa di miso con cinque verdure e delle verdure fermentate, nel mio caso del cetriolo all’olio di sesamo. Da bere posso scegliere tra alcuni tipi di tè giapponese (sencha, genmicha, hodicha, yuzucha), un cold brew sencha, un matcha latte e un matcha premium, che sarà la mia opzione. Se avessi voglia di dolce (non ce l’ho, non ce l’ho mai quando mangio giapponese), potrei aggiungere uno Yuzu cheesecake, una Torta al cioccolato, un Tiramisù con il matcha o con il kuromitsu kinako), un Daifuku, il dolce a base di fagioli rossi, oppure un gelato con monaka, oppure un Ogura sand.
La zuppa di miso è piacevolissima, per fortuna a Milano non fa ancora molto caldo, l’onigiri, preparato davanti ai miei occhi con una serie di gesti bianchi da Yuki (mentre Elena, che è italo-giapponese, si occupa del matcha) è compatto e asciutto, magari la proposta non accontenterebbe quelli per cui il giorno si deve salutare con cappuccio e brioche (sarebbe meglio dire: cornetto), ma può essere un gradevole e leggero snack di metà mattinata in un luogo luminoso e dove l’unico rumore di fondo è il chiacchiericcio delle due ragazze in giapponese, meglio di una musica da ambiente per dedicarsi a un piccolo atto di contemplazione.
Senza fretta
Il locale come detto è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19, sabato e domenica fino alle 17. E’ un luogo dove consiglio di andare senza fretta, con la voglia di godersi il tempo lento della cultura giapponese, le movenze asciutte. Nessuno ti parlerà del fuorigioco della sera prima, se c'era o non c'era, o dell’assessore arrestato per concussione, ma sarai ricompensato da un momento di sospensione con del cibo semplice e ben eseguito. E in più avrai il piacere di vederti consegnare il conto accompagnato da un piccolo animale fatto con l’origam , nel quale le stesse ragazze si dilettano nei momenti liberi.