Conclusa l'era Bonomi, alla guida di Confindustria per il quadriennio 2024-2028 arriva Emanuele Orsini, ex vicepresidente per il credito, la finanza e il fisco eletto con la quasi totalità dei voti dopo una campagna elettorale accesissima. Classe 1973, Orsini è un imprenditore emiliano. A lui fanno capo la Sistem Costruzioni, che si occupa di edilizia e logistica in legno e la Tino Prosciutti. Oltre 150 tra dipendenti diretti e non, che cresceranno ancora, quando verrà inaugurato un nuovo modernissimo impianto produttivo, il quinto, in arrivo per il prossimo anno (per un investimento pari a 28 milioni di euro), la Tino ha un fatturato che nel 2023 ha superato i 70 milioni di euro, in crescita nei prossimi anni. Non un piccolo artigiano, insomma, ma una realtà da 35mila prosciutti a settimana (che diventeranno circa 55mila a pieno regime), che punta a diventare uno dei principali player italiani ed europei del settore, che si rivolge tanto al consumatore finale quanto alle aziende che lavorano nella produzione alimentare, in Italia e all'estero. Non solo, Orsini è anche presidente di Maranello Village, complesso residenziale dedicato al mondo della Ferrari, con bar, ristoranti, oltre che aree polifunzionali. Nel suo programma «dialogo, identità e unità» e al Governo la promessa di proposte a costo zero o che possano considerarsi un'investimento per la crescita. Le preoccupazioni, a livello europeo: il packaging e lo stop al 2035 per auto benzina diesel; i temi caldi: la riduzione del cuneo fiscale, il nucleare a tecnologia pulita, e un no deciso ai sindacati sulal Jobs Act: «Parlare di job act in questo momento mi sembra una pazzia». Mentre per quanto riguarda i salari minimi afferma. «Non ci riguarda, noi abbiamo tutti contratti sottoscritti con minimi superiori ai 9 euro».
Il punto più urgente: la peste suina africana
Orsini è anche membro di Assica, associazione degli industriali delle carni e dei salumi, non solo per il ruolo apicale di Confindustria, ma anche per la sua attività nel settore, con Tino Prosciutti. Una buona notizia per il comparto: avere come presidente un collega assicura una certa fluidità nelle interlocuzioni, perché non occorre spiegare tematiche già vissute e condivise, ma si può procedere dritti al punto, vissuto in prima persona dallo stesso presidente in quanto operatore del settore. I temi più urgenti? Sicuramente la peste suina africana per la quale non esiste una cura, ma si cerca di arginare con iniziative di contenimento e abbattendo gli animali infettati. Le iniziative messe in campo, per ora, sono varie, ma ancora insufficienti: la nomina di un commissario straordinario, il coinvolgimento dell'esercito per la cattura e l'abbattimento efficace e sistematico degli animali, i fondi stanziati e i piani sulle regioni che hanno competenza vanno bene, ma – è la voce delle associazioni di categoria - ora occorre passare dalla burocrazia alla concretezza, con interventi diretti nelle zone di maggiore pericolosità. Ci sono poi dinamiche commerciali di cui tener conto, quando si opera in zone soggette a restrizioni negli spostamenti degli animali si è in una condizione di svantaggio rispetto a competitor di aree che non subiscono vincoli. L'auspicio è che vengano predisposte le misure per agevolare il commercio superando sbarramenti alle frontiere peri nostri prodotti. Dal gennaio 2022 si sono persi circa 20 milioni di euro al mese di mancato export in particolare est del mondo, più di recente si sono aggiunti anche Canada e Stati Uniti. Il comparto ora guarda a Orsini con fiducia e speranza.