ElBulli prima di Ferran Adrià
La storia di Ferran Adrià incrocia quella di elBulli solo nel 1984. Ma nella baia di Montjoi, a Roses, il ristorante destinato a diventare una leggenda della gastronomia internazionale comincia a prendere forma all'inizio degli anni Sessanta, con l'arrivo a Roses dei coniugi Schilling. Ma cos'è elBulli - dal nome dei bulldog francesi adottati dalla coppia tedesca - prima di Ferran Adrià? Un piccolo bar prima, poi ristorante con griglieria di poche pretese: una cucina semplice che la signora Schilling cura personalmente, con passione, e presto comincia a richiamare avventori da tutta la Catalogna. Così già negli anni Settanta la questione si “complica”: la proposta è quella di ispirazione francese concertata da Jean-Louis Neichel, nel 1976 arriva la prima stella, qualche anno dopo Neichel lascia il posto a Jean Paul Vinay. Sarà lui, nella primavera dell'84, a far posto in brigata al giovane aiuto cuoco Ferran; basteranno pochi mesi perché Adrià, insieme all'amico Christian Lutaud (che lascerà nell'87), si ritrovi alla guida della cucina di elBulli. Inizia così la storia più luminosa del ristorante che dalle sperimentazioni più ardite trae linfa per evolversi di continuo, tenendo il mondo con gli occhi incollati.
Un ristorante leggendario
Un percorso di ricerca spinta all'estremo, che impegna una squadra numerosa di cuochi, giovani di belle speranze, allievi che avranno davanti a sé una carriera luminosa, in arrivo da tutto il mondo per respirare l'avanguardia di elBulli. Fino a quando, nell'estate 2011, il ristorante chiude definitivamente i battenti, e gli interessi dei fratelli Adrià – ché, come racconta anche la puntata di Chef's Table dedicata ad Albert, il fratello più piccolo di Ferran sarà l'anima del laboratorio sperimentale di elBulli, prima di diventare l'imprenditore brillante che oggi gestisce un piccolo impero della ristorazione a Barcellona – si riversano nelle attività della Fondazione elBulli, che nel 2019 troverà una nuova casa proprio a Roses, sulle ceneri del mitico ristorante. Proprio di recente, sul numero di agosto del mensile del Gambero Rosso,abbiamo viaggiato tra passato, presente e futuro dello chef catalano con Raffaella Prandi, a partire dalla copertina che nel 1998 Stefano Bonilli dedicava alla rivoluzione del sifone.
La docu-serie su Amazon Prime Video
Ma anche Amazon Prime Video arriva in soccorso di chi vuole ripercorrere la storia di elBulli, racchiusa nella serie La storia di un sogno diretta da David Pujol (Visual 13 productions). Dall'estate scorsa i 9 (+3) episodi della serie sono disponibili in streaming per gli abbonati Amazon Prime, sulla piattaforma digitale che il colosso dell'e-commerce ha sviluppato da qualche tempo a questa parte per intercettare un mercato in crescita ad oggi dominato da Netflix. E sulla scia di quanto di buono Netflix ha fatto per la divulgazione di contenuti gastronomici – dal sempreverde Chef's Table a Cooked, passando per Ugly Delicious e l'ultima produzione originale Salt, Fat, Acid, Heat – anche Amazon ha scelto di scommettere su una produzione incredibilmente appetibile, contribuendo pure alla realizzazione di 3 episodi inediti che completano il racconto indagando gli ultimi anni di elBulliFoundation. Dunque la serie, che raccoglie 13 anni di filmati che documentano il dietro le quinte di uno dei ristoranti più famosi del mondo, prende le mosse dagli inizi di Ferran (ma il primo capitolo torna indietro fino al 1963), seguendo gli anni della gavetta e del fermento creativo, fino alla consacrazione di elBulli e alla sua chiusura. Coprotagonisti in scena Albert Adrià e Juli Soler, socio dell'impresa; colossale l'impegno per la raccolta dei materiali in fase di produzione, 600 ore di girato, oltre 200 persone coinvolte, 150 interviste a chi nell'esperienza è stato coinvolto. Un monito a non dimenticare gli anni geniali di elBulli. Disponibile in 200 Paesi del mondo, Italia compresa.