Una bella scossa per la città è arrivata senza dubbio dall’Unesco e dall’inserimento dell’itinerario arabo-normanno tra i patrimoni dell’umanità, ma Palermo (e la sua amministrazione) ha saputo sfruttare tutto questo per mostrare il suo aspetto migliore, quello più ricco e vivace, anche dal punto di vista enogastronomico e culturale in generale. La mitica annata 2018 poi ha fatto il resto, con Palermo Capitale Italiana della Cultura e Manifesta: e via tutti su Corso Vittorio Emanuele e Via Maqueda pedonalizzate. Insomma, la faccia della città è cambiata. Ecco perché raccontiamo volentieri di progetti come quello di Edizioni Precarie, nato nel 2013 da un'intuizione di Carmela Dacchille e diventato, oggi, uno spazio di condivisione e intrecci con aspirazioni non solo siciliane.
Tutto nasce nei mercati storici di Palermo
“Tutto è nato a Palermo - racconta Carmela, architetto, origini pugliesi e il mondo come patria elettiva - mi ci sono trasferita alla fine del 2009 e non la conoscevo proprio, ma è stato un colpo di fulmine. Ho passato il primo periodo a passeggiare tra le viuzze del centro e tra i banchi dei mitici mercati storici”. I mercati, un'attrazione irresistibile. Il più antico è Ballarò, dove i prodotti vengono quasi tutti dalle campagne della zona. Il regno della carne era un tempo la Vucciria - il mercato prende infatti il nome dal termine francese boucherie, macelleria, perché in origine era destinato al macello e alla vendita delle carni – che però oggi ha perso un po' di smalto. Poi c'è il mercato del Capo, che si sviluppa nell'omonimo quartiere, antica residenza degli islamici e delle loro attività commerciali. “Questi mercati mi hanno sempre affascinato, rappresentano il tessuto storico di Palermo, caratterizzano il territorio. Ed è proprio grazie ai mercati e ai loro protagonisti che ho messo le basi per Edizioni Precarie”.
Come è iniziato Edizioni Precarie?
“In pratica è un progetto nato mangiando!”, scherza Carmela, “mangiando ho iniziato a notare le varie carte utilizzate per imballare gli alimenti. Voi lo sapete che ogni alimento ha la sua carta? Con la bigia ci si avvolge la frutta, con la pelle d'aglio i fritti e con la camoscina il pane. Tutte diverse, con colori, spessori, trame, grafiche differenti: è stato naturale cominciare a collezionarle e catalogarle”. Oggi è arrivata a decine di tipi di carta differenti, scoperchiando tutto quel sottobosco nei mercati, inimmaginabile, dei venditori di carta di imballaggio. “Sono molti quelli che realizzano le varie carte ancora con farina, acqua e colori alimentari, ecco perché ho pensato di dar loro una vita più durevole”. Voleva si conservassero e la forma più immediata è stata quella delle Carte Alimentari da Lettera, ideali per avvolgere pensieri, idee, disegni. “Una carta, insomma, destinata a essere conservata con cura”.
Evoluzione di Edizioni Precarie: Spazio Precario e Scuola Precaria
Da progetto individuale, con il passare degli anni, si è trasformato in un percorso condiviso. “Qualche anno fa ho incontrato Giulia Basile, con la quale abbiamo aperto anche lo Spazio Precario - inizialmente all'interno della libreria indipendente Easy Reader - che, oltre ad essere studio di progettazione e laboratorio di produzione, perennemente in trasformazione, è anche contenitore di idee nate dalle menti di nuovi designer, illustratori, grafici e fotografi. È un luogo di sperimentazione e confronto con la Scuola Precaria dedicata alla grafica e al design artigianale. In cui, attraverso i vari workshop, si prova a guardare e a raccontare senza troppe parole, con il segno e la forma”. Sempre facendo leva sul concetto di precarietà come valore, come qualcosa che è intrinseco nella natura e non ha accezione negativa.
Residenza Precaria da Asporto. I progetti fuori Palermo
Precarietà che fa rima con mobilità. “Spesso veniamo invitate da altre realtà a tenere workshop o altro”. Residenza Precaria da Asporto, le chiamiamo. “Siamo state a Lilla in Francia, in una serigrafia autogestita, oppure a maggio siamo andate alla Tipografia Storica Fratelli Bonvini di Milano”. Qui sono state dieci giorni alla ricerca delle carte alimentari di Milano e delle storie del quartiere che si sviluppa attorno alla tipografia, in zona Corso Lodi. “Durante la residenza abbiamo progettato una piccola produzione editoriale fatta interamente a mano, in tiratura limitata di cento copie, assemblando le carte trovate durante la ricerca sul campo, le storie delle persone che abbiamo incontrato in quei giorni, materiale grafico del preziosissimo archivio Bonvini, foto di frammenti visivi che ci sono capitati sotto gli occhi”. È nato così “Milano e i pioppi di neve”, un ibrido tra un quaderno e un libro, “che noi chiamiamo librido”.
E poi, al termine della residenza hanno tenuto un workshop di Scuola Precaria, durante il quale hanno sperimentato insieme alle partecipanti il metodo di ricerca precaria, che parte dal presupposto che “la realtà è un guazzabuglio di storie altrettanto precarie che vanno raccolte, passeggiando per strada distrattamente ma con tutti i sensi attenti, prima che scompaiano per sempre”.
Le loro creazioni e dove trovarle
Attualmente a tenere le redini di tutto sono principalmente in quattro. Al duo si sono aggiunte Rossella Palazzolo (di Studio Kepha, un progetto di design artigianale che lavora con il cemento) che collabora nella gestione dello spazio ed è responsabile del rapporto con gli altri artisti, grafici e designer che espongono nello Spazio Precario, il quale nel frattempo è entrato a far parte del circuito associativo Alab (Associazione Liberi Artigiani Artisti Balarm). E Alessandra Figuccia che invece aiuta nella produzione e nella logistica.
Tra le loro creazioni, che potete comprare nello Spazio Precario e nel loro sito con prezzi che vanno dai 14 ai 23 € per le edizioni limitate: i Carnet de reves, quaderni confezionati con la carta delle “carnezzerie” (macellerie), i Ciccia pillicca, ovvero dei piccoli quaderni custoditi nella busta dove si vendeva, tempo fa, lo zucchero sfuso, oppure i Ricettacoli che mescolano le carte, da quella per la carne alla carta per il pane, fino a quella con i soli dorati usata per avvolgere i dolci. “Tutto basato sul concetto di lentezza, lavorato con l'ausilio di una sola macchina da cucire e concepito interamente da noi, dalla piega della carta al timbro finale”. “Fatto a mano lentamente”, ricordano in ogni loro prodotto, a rivendicare la lentezza, la vera ricchezza di questi tempi.
Spazio Precario – Palermo – via Alessandro Paternostro, 75 – 3200141065 - edizioniprecarie.it
a cura di Annalisa Zordan