La riqualificazione di Barriera
Da qualche tempo, Torino ha individuato nel quartiere Barriera di Milano un’opportunità per rilanciare spazi altrimenti dismessi legati al passato industriale della città. E il progetto è tanto più ambizioso perché dalla riqualificazione di quest’area, che si sviluppa intorno a quello che è stato ribattezzato Il Miglio dell’Innovazione, è nato un asse privilegiato che tra la stazione Dora e il Politecnico condensa molte attività della Torino che guarda al futuro: centri di ricerca, atenei, start up e incubatori, aziende, fino al grattacielo di Intesa Sanpaolo e all’Environment Park sorto nell’area della Spina, e oggi Parco Tecnologico all’avanguardia. È in questo contesto che si inquadra il rinnovamento degli stabilimenti ex-Incet, storica fabbrica di cavi elettrici fondata nel 1888 che si estende nell’isolato compreso tra via Cigna, via Cervino, via Banfo e Corso Vigevano; il recupero della struttura, avviato anni fa, è stato uno dei più complessi del programma di rigenerazione urbana di Barriera, con oltre 4mila metri quadrati di capannoni bonificati tra il 2009 e il 2015. E nell’ambito dell’operazione è stata prevista la realizzazione di un grande centro polifunzionale, in parte assegnato a interventi di iniziativa privata. È così che arriviamo a oggi, per concentrarci su quello che sarà la manica ovest del complesso ex-Incet, acquisita dall’imprenditore torinese Marco Brignone, in arrivo dal mondo bancario.
EDIT all’ex-Incet
A lui si deve l’intuizione di trasformare lo spazio a disposizione in un polo innovativo dedicato al food&beverage, fondato sulle esperienze del co-working e della sharing economy. Si chiamerà EDIT, e il cantiere, seppur con qualche ritardo sui piani, dovrebbe restituire un risultato apprezzabile entro la fine di quest’anno. In città molti attendono il completamento dei lavori perché qui, all’interno dell’Eat Drink Innovate Together (sciogliendo l’acronimo EDIT, che è anche la terza persona singolare di edo, mangiare in latino), troverà spazio, tra gli altri, il ristorante torinese dei fratelli Costardi, in arrivo da Vercelli e per la prima volta a confronto con la città. La notizia circola da tempo, ma i fratelli del risotto d’autore non saranno gli unici protagonisti di questo progetto pilota, potenzialmente replicabile in Italia e all’estero secondo le intenzioni del suo ideatore. Lo spazio si sviluppa su una superficie di 2000 metri quadri, articolati su due piani affacciati sulla corte interna con grandi vetrate, e si propone di stravolgere il concetto classico di ristorazione.
Come? Per esempio garantendo a chi lo frequenta di scegliere se restare semplice spettatore affidandosi alle cure di uno staff composito, o prendere le redini del gioco, cimentandosi in prima persona nella produzione della birra o in cucina. Anche chef, bartender e professionisti all’opera chiaramente saranno chiamati a condividere la propria esperienza, secondo un concetto di collaborazione e contaminazione reciproca che investe l’intera operazione.
Gli spazi, i protagonisti
E dunque, quella che già viene etichettata dai suoi ideatori come “nuova destinazione gastronomica” della città proporrà 5 aree principali: la bakery caffè, il brew pub con birrificio, il cocktail bar, il ristorante con cucina a vista, e quattro cucine professionali a disposizione di chi vorrà utilizzarle, che di volta in volta si trasformeranno in palco per show cooking o laboratori artigianali. L’idea è che anche le piccole realtà artigianali possano affittare le strutture o gli impianti per produrre, senza segreti però, perché la chiave resta quella della condivisione, e gli spazi saranno costantemente fruibili da tutti. Lo scalone centrale mette in comunicazione tutte le aree tematiche: al piano terra la bakery, con laboratorio di panificazione e pasticceria e spazio caffetteria aperto al pubblico; protagonista il caffè di Lavazza e la cucina naturale, vegetariana e organica di Pietro Leemann (Joia di Milano), che per EDIT metterà a punto una serie di ricette informali, sia food che drink. Accanto, il birrificio artigianale, aperto ai birrai itineranti; e un lungo bancone con 19 spine per offrire le birre prodotte dal mastro birraio di EDIT e una selezione di proposte internazionali, con un pub da 200 posti che proporrà una tavola pop, affidata alle creazioni lievitate di Renato Bosco, che a Torino porta anche la sua celebre pizza doppio crunch.
Il ristorante e il cocktail bar
Quando si sale al primo piano l’offerta si fa più ricercata. Il cuore di EDIT sarà il ristorante con cucina a vista, uno spazio di lavoro centrale circondato dalle sedute al bancone; dietro si muoveranno Christian e Manuel Costardi, declinando una proposta che strizza l’occhio al bar e alla ristorazione sperimentale, ma accessibile e divertente. Dal canto suo, anche il cocktail bar firmato Barz8 proporrà un mix calibrato tra miscelazione e food pairing, con cantina a vista e una sala scenograficamente sospesa nel vuoto, tra bar e ristorante. Si chiude con le cucine attrezzate, che disporranno di un’area centrale da 140 metri quadrati, e quindi si prestano a ospitare show cooking o eventi privati, catering ed esperimenti di piccole imprese che operano nella ristorazione. Per saperne di più bisognerà aspettare ancora qualche mese. Le premesse fanno ben sperare.
EDIT | Torino | via Cigna, 96-17 | www.edit-to.com
a cura di Livia Montagnoli
In apertura foto Pepe Fotografia