In questo articolo del 13 agosto vi raccontavamo del “caso etichettatura” (che riprende un approfondimento pubblicato sul Settimanale Tre Bicchieri del 3 agosto 2023) che ha come protagonista il Montepulciano d’Abruzzo. Riassumendo, il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo chiede il reinserimento nel Registro Nazionale Varietà delle Viti del sinonimo “cordisco” per il vitigno “montepulciano”, in modo da tutelare il vitigno montepulciano da usi impropri. Di contro, secondo l'Istituto marchigiano di tutela vini “non c’è ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza. Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari, 2 Docg, 36 Doc e 88 Igt”.
La risposta del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo
In seguito alla pubblicazione dell'articolo ci ha contattato il presidente del Consorzio Alessandro Nicodemi per ulteriori chiarimenti:“Anche il Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo è con gli amici marchigiani dell’IMT (Istituto marchigiano di tutela vini), perché anche noi siamo favorevoli alla corretta informazione al consumatore. Però mi preme sottolineare che il legislatore, molto saggiamente, nel DM Etichettatura, nel prevedere fra le indicazioni facoltative la descrizione del vitigno per la corretta informazione, ha infatti compreso l’utilizzo anche del sinonimo dello stesso, proprio per evitare “illeciti utilizzi o usurpazioni delle DOP e IGP” (testuali parole). E concordando pienamente anche sul principio di uguaglianza, sempre richiamato dagli amici marchigiani, faccio presente che nell’allegato 6 del DM in parola, il termine Nero d’Avola (in questo caso sinonimo) è riservato, per storicità di utilizzo, solo ai vini provenienti dalla regione Sicilia, in tutte le altre regioni che hanno legittimamente impiantato questa varietà, hanno la possibilità di comunicarlo ai consumatori usando proprio il nome del vitigno, ovvero Calabrese”.
“La richiesta è legittima”
“Non credo che la richiesta del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo sia illegittima e/o impropria”, Nicodemi fa riferimento al reinserimento del sinonimo “cordisco” nel Registro Nazionale delle varietà di vite - “sicuramente presente fino al 1988 e poi scomparso misteriosamente nella trasformazione dello stesso da cartaceo ad informatizzato” - e all'utilizzo dello stesso sinonimo, per tutti i vini prodotti fuori regione e che possono vantare nella loro base ampelografica il vitigno Montepulciano. “Da qualche interlocuzione avuta, ci sembra che l’opposizione all’utilizzo di un sinonimo e quindi ad un termine sicuramente meno noto al pubblico, abbia dei risvolti più commerciali che dediti alla reale e corretta informazione al consumatore. In sintesi noi crediamo che se il legislatore avesse voluto solo il vitigno come termine informativo, non avrebbe previsto, come invece ha fatto, anche l’uso di un sinonimo ed è su questa ratio che noi vorremmo la tutela non solo della nostra denominazione-vitigno ma anche di tutte quelle presenti nel variegato mondo enologico nazionale che hanno investito in comunicazione e promozione, creando un legame indissolubile fra un vitigno ed il suo territorio. Tutelare queste “biodiversità”, significa tutelare il nostro "Made in Italy" che tutto il mondo ci invidia”.