Ecco perché la birra analcolica costa di più di quella tradizionale

26 Set 2024, 09:34 | a cura di
Un mercato da scoprire, ma su cui - per il momento - possono scommettere solo le grandi aziendi. Gli investimenti da fare per una birra no alcol sono altissimi

In un bell’ articolo del Times, il responsabile qualità della Guinness spiega nei dettagli i costi di produzione di una birra no alcol: in un pub irlandese le lattine da 440 ml sono vendute a circa 6 sterline (7 euro e mezzo) ma questo non deve meravigliare i consumatori. Anzi, considerando il grande lavoro che c'è dietro, attualmente sono solo i giganti come Guinness (o Becks, Peroni, Heineken e gli altri brand noti dell’industria brassicola) a potersi permettere simili investimenti.

La birra analcolica è un prodotto su cui puntare

Chissà cosa avrebbe detto Arthur Guinness, il fondatore della fabbrica di Irish stout più famosa al mondo, se nel 1759 gli avessero detto oltre due secoli dopo ci sarebbe stato un team di ingegneri intenti a rimuovere l’alcol dalla sua adorata ricetta. Eppure, sono queste le regole del mercato attuale: la Gen Z sta abbandonando gradualmente l’alcol, o quantomeno scoprendo un nuovo modo di approcciarsi alla bevuta, curiosando anche tra le opzioni analcoliche. Così, oggi ai nove giorni di lavoro necessari per realizzare l’amata Guinness se ne aggiunge un altro dedicato al processo di filtrazione a freddo per accontentare le nuove tendenze.

Una pinta di stout analcolica costa quasi 8 euro

La Guinness 0.0 è oggi la birra alcol free più venduta in Irlanda e nel Regno Unito. Le lattine corrispondono a 3/4 di pinta, ma c’è anche chi, come il pub Devonshire a Soho, ha deciso di vendere la birra analcolica alla spina, al costo di 6.35 sterline a pinta (più di 7 euro e mezzo). Che questi prezzi alti siano solo una strategia delle aziende per far fronte al calo dei consumi? Non sembrerebbe, stando a quanto raccontato dal brand irlandese: per fare la stout 0.0, la Diageo (gruppo che detiene la Guinness) prende una birra finita e la pompa sottoterra, in una nuova unità dove viene raffreddata tra i 22 e i 100 gradi Celsius. La parte liquida viene poi separata da quella concentrata: dalla prima viene estratta l’acqua, mentre la seconda viene rimescolata con acqua fresca priva di alcol.

Solo una grande azienda può permettersi di produrre birra analcolica

Una volta pronti, i lotti vengono messi in quarantena per quattro settimane per evitare infezioni batteriche (più comuni in assenza di alcol), e vengono inviati dei campioni delle bevande in laboratorio per osservare la carica batterica. Un’attesa non necessaria per la classica Guinness, sottoposta a 300 controlli di qualità: non pochi, ma meno rispetto ai 400 effettuati sulla birra analcolica. Quando viene eliminato l’alcol, poi, spiegano dalla fabbrica, si perde anche la protezione dal lievito, colpevole di intasare le pipe dei pub: ecco perché vendere le birre no alcol in lattina è più semplice.

Trovare la stout analcolica alla spina, però, non è difficile in Irlanda: sono 1600 i pub a servirla, e in ognuno di questi la squadra della Diageo si reca personalmente una volta a settimana per pulire le linee, altro dettaglio che fa innalzare il costo. Il sapore? Sembra essere lo stesso, ma questo non significa che la versione 0.0 sia la preferita della clientela. L’interesse c’è ma il mercato è ancora giovane, e la maggior parte dei turisti in visita nel paese ha voglia di provare la vera Guinness.

Ogni 20 pinte ordinate, una o due sono alcol-free

C'è poi la questione prezzo che, seppur comprensibile, può allontanare i clienti più parsimoniosi. Eppure, scendere a compromessi su questo fronte al momento sembra impossibile: «Penso che 6.35 sterline sia un ottimo prezzo» precisa Oisin Rogers, co-proprietario del Devonshire, primo pub a scommettere sulla spina analcolica. In fondo, «non è raro pagare 3.50 sterline per una Coca Cola, che è la metà. Le persone continueranno a lamentarsi, ma in questo modo noi ricaviamo lo stesso margine sia dalla stout classica che da quella senza alcol». Anche perché la vendita è ancora molto limitata: su 20 pinte di Guinness tradizionale ordinate al pub, solo una o due sono analcoliche.

 

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