Era da qualche mese che girava la voce, sommessa e quasi mai pronunciata, quasi a negare una notizia cui non si vuol credere. Nino Pieropan sta male. Qualche giorno fa invece la conferma, data con voce rotta da uno dei figli … Non solo sta male, ma nonostante la sua grande voglia di lottare contro tutto e tutti, si sta spegnendo. Oggi, a metà mattina, la sua lotta è finita e Nino ci ha lasciato.
Un produttore volitivo e sensibile, capace più di quarant’anni fa di caricarsi sulle spalle una denominazione storica ma francamente appannata e di riportarla nell’Olimpo del vino italiano. Persona mite e al tempo stesso mai doma, fortemente legata al suo territorio, ai suoi vitigni e a un mondo contadino riletto con gli occhi dell’esperienza e della conoscenza. Ci mancheranno i suoi vini ed il suo sorriso ma ciò che ci mancherà di più è la sua serena e pacata lettura del mondo del vino soavese, in perenne oscillazione fra i numeri e la qualità, fra una collina ed un territorio pianeggiante che pur consegnati alle medesime attività agricole sembrano mondi incapaci di dialogare. Ho conosciuto Nino molti anni fa e forse non l’ho frequentato quanto avrei voluto, ci si scambiava gli auguri a Natale, ogni tanto una visita in azienda ma fin dalla prima volta non con la sensazione di effettuare un “controllo” sull’operato, quanto quello di andare a trovare un amico che conosce il territorio e i suoi segreti molto meglio di me.
In cantina ci si poteva andare come anche soprassedere, rimanendo a chiacchierare nel salottino per un paio d’ore. Poi dalla sua riserva emergeva un Calvarino, un La Rocca o talvolta anche un Soave Classico di dieci o vent’anni prima e si brindava, sempre sbigottito da come quel calice fosse in grado di raccontare storie tanto lontane nel tempo. Con il passare del tempo, da buon padre illuminato, lasciava che fossero Andrea e Dario a intrattenersi con me, lui faceva un passo indietro quasi a sottolineare come il suo compito in gran parte fosse svolto e toccasse ora ai giovani farsi valere. Puntualmente Andrea e Dario, forti della gioventù e dell’entusiasmo, raccontavano i nuovi progetti, tenendo però al centro dell’obiettivo il ruolo fondamentale del papà.
Aveva da poco compiuto 71 anni, il momento in cui avrebbe dovuto godersi il frutto di tutta la sua vita, un’azienda avviata saldamente condotta dai figli, Teresita al suo fianco e un piccolo nugolo di nipoti a riempire le sue giornate. Purtroppo la malattia lo ha strappato ai suoi cari e non possiamo che unirci a loro nel suo ricordo.
a cura di Nicola Frassan