Il movimento della birra artigianale in Italia. Le origini
All’inizio dell’estate scorsa, la storia di copertina del Gambero Rosso (luglio 2019) faceva il punto sul mondo dei microbirrifici italiani oggi. In vista di un futuro incerto, tra grandi potenzialità e avanzata galoppante dell’industria della birra. Il punto di partenza, però, resta scolpito in un passato che risale a meno di 30 anni fa, quando i precursori del genere in Italia iniziavano a produrre le prime birre artigianali, facendosi paladini nazionali di un movimento – la cosiddetta craft revolution – che a partire dagli anni Settanta rivoluzionò il mercato della birra negli Stati Uniti, con l’affermarsi dei birrifici artigianali. Convenzionalmente, dunque, “si fissa l’inizio del movimento brassicolo artigianale italiano al 1996 quando nacquero alcuni birrifici che portarono una sferzata di novità al comparto con marchi tutt’oggi sulla cresta dell’onda: Baladin a Piozzo (CN), Beba a Villar Perosa (TO), Birrificio Italiano a Lurago Marinone (CO), Birrificio Lambrate a Milano”.
Giovanni Turbacci. Pioniere della birra artigianale
Ma ipotizzando di dover ricostruire un albero genealogico, in cerca dell’esperienza più precoce di questo movimento, allora il pioniere è di casa alle porte di Roma, Mentana, dove nel 1995 Giovanni Turbacci fondava l’omonimo birrificio, tutt’ora in attività. Giovanni Turbacci aveva 74 anni, classe 1945, originario di Pitigliano (Grosseto); è scomparso un paio di giorni fa. Fino all’ultimo però ha conservato un altro primato, continuando a lavorare al suo impianto, da veterano del settore, mastro birraio italiano più anziano ancora in attività. Il suo ruolo, nel dare slancio al comparto che oggi si è così consolidato, è stato tanto importante quanto poco chiacchierato; e così, rispetto ad altri celebri colleghi, il suo contributo alla causa ha finito per passare in sordina. Ma gli addetti ai lavori gli hanno sempre riconosciuto talento e intuito, a partire dalla scommessa importante del Palaghiaccio di Mentana, dove nel ’95 nasceva il Birrificio Turbacci.
Produzione e cucina. L’intuizione del brew pub
Prima, Turbacci aveva viaggiato in Europa, sul suolo scozzese alla scoperta di whisky e birra, poi in contatto con mastri birrai tedeschi, per consolidare le sue conoscenze nell’ambito della produzione brassicola. E da subito, a Mentana, cominciò a riflettere sulla necessità di coinvolgere il cliente aprendogli le porte del birrificio, sul modello dei brew pub americani, che al tempo, in Italia, erano solo un miraggio: così, alla metà degli anni Novanta, all’attività di ristorazione che gestiva con sua moglie aggiunse l’impianto birrario. Turbacci andava per la sua strada, non negandosi però al confronto con i colleghi; era “caparbio, determinato, premuroso, simpatico, gentile, elegante, un uomo di classe, umile, riservato, buono”, come lo descrive suo figlio Marco all’indomani della sua scomparsa. E Marco Turbacci ha ereditato dal padre quella passione per la birra che ora lo porta alla guida dell’azienda romana per proseguire il lavoro iniziato quasi 25 anni fa. “Ci vorrebbe un libro per raccontarlo”, scrive ancora Marco nel ricordare la sua capacità di tenere insieme tante cose.
Impianto e birrificio con cucina (l’impostazione è quella di un pub anglosassone, a gestione familiare, “dove sentirsi come a casa”) sono cresciuti insieme, ma la produzione è diventata il fulcro dell’impresa, con un catalogo di etichette che è andato via via ampliandosi (anche grazie allo scambio diretto con i clienti, e i loro gusti), partendo dalle classiche birre a bassa fermentazione di stampo tedesco fino alla sperimentazione su prodotti più stagionali e innovativi. Oggi, nel Lazio e nel Centro Italia sono moltissimi i microbirrifici che danno forza al movimento della craft beer; all’epoca, però, Turbacci si muoveva su un territorio pressoché vergine (mentre poco più a Nord, sempre nei confini regionali, stava nascendo l’esperienza di Birra del Borgo, con Leonardo Di Vincenzo). Ed è quindi facile immaginare che l’impulso alla crescita del comparto, sul territorio, sia arrivato proprio grazie all’esempio di Giovanni Turbacci.