È uno dei liquori casalinghi più popolari, secondo la leggenda nato nell’isola di Capri a inizio Novecento, ma nonostante la preparazione della bevanda resti per molti un rituale prezioso, sono sempre di più gli italiani che lo acquistano al supermercato. Anzi, al discount, per la precisione, dove viene venduto oltre il 41% di tutto il limoncello della gdo.
In Italia si compra più limoncello, che resta apprezzato anche all’estero
Sono tre i brand che controllano il settore: Limoncé, Dilmoor e Limoncetta, che dominano un terzo della scena, che resta per un quarto in mano alle private label. Un comparto con numeri in costante crescita, secondo i dati riportati da Circana: in un anno, gli italiani hanno aumentato del 16% le quantità di limoncello acquistate nella distribuzione moderna, e i grossisti di bevande ne hanno venduto il 30% in più nel canale fuoricasa. Numeri interessanti soprattutto perché la metà del liquore prodotto in Italia viene venduto all’estero, senza contare tutto quello esportato personalmente dai turisti di ritorno dalla Penisola. Infatti, il limoncello è anche “uno dei prodotti più venduti nei duty free degli aeroporti italiani, dove ha raggiunto le vendite realizzate nel 2019” spiega Valentina Garatti, marketing manager di Lucano 1894, proprietario di Limoncetta (ex Gruppo Campari), brand che nei primi cinque mesi del 2023 ha già raddoppiato le produzioni rispetto allo stesso periodo del 2022.
Chi beve il limoncello in Italia
Ma non sono solo i turisti a rimanere affascinati dal gusto del limoncello, il più tipico tra i liquori made in Italy. Ora anche gli italiani sembrano nuovamente interessati al prodotto: in particolare, sono le donne le consumatrici più appassionate, e gli abitanti del Nord Italia. E a proposito di Settentrione: tra la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia-Giulia si concentra la metà dei 39 milioni di litri veicolati ogni anno nella distribuzione. A trainare le vendite sono i supermercati, che detengono quasi la metà delle vendite in valore (46%), ma ancora di più i discount, per un mercato che in totale supera i 321 milioni di euro, il 18% in più rispetto all’anno precedente. E pensare che la tradizione del liquore nasce, con buone probabilità, in una piccola pensione di Capri del secolo scorso, gestita da tale Maria Antonia Farace. La proprietaria possedeva anche un grande giardino di limoni e arance, così decise di sfruttare gli agrumi per creare una bevanda alcolica, diffusa in seguito dal figlio negli anni ’80. Un piccolo tesoro dell’isola divenuto poi simbolo dell’italianità in tutto il mondo.