Non solo l'Inghilterra è uscita dall'Europa (anzi, dall'Unione Europea) ma in realtà il Regno Unito sta uscendo anche dai riti legati alle sue passate glorie imperiali e coloniali che ne hanno segnato - e continuano a segnarne - a fondo tradizioni e quotidianità. Un "assalto" alle vecchie care abitudini che la globalizzazione porta avanti aggredendo l'Inghilterra da più parti: dal punto di vista della politica e dell'amministrazione (con problemi quotidiani alle frontiere), dal punto di vista delle abitudini e delle tendenze globali (come per esempio l'amore per il caffè che avrebbe rimpiazzato il tè specialmente tra i millenial e la Gen Z) e da ultimo dal punto di vista del climate changing che mette a rischio le produzioni dei famosi "generi coloniali" tanto cari ai consumatori British.
In sofferenza quasi un quarto dei magazzini
In pratica, gli alimentari del Regno hanno un deficit nell'assortimento del 22%: quasi un quarto del magazzino di una tipica drogheria inglese è a rischio. Lo evidenzia in un articolo il quotidiano The Guardian che rilancia l'allarme dell'associazione benefica Christian Aid che denuncia, appunto, la crisi di produzione che sta portando intere famiglie di coltivatori in Africa e Asia all'abbandono delle coltivazioni: "Piantavano caffè e potevano dire che veniva su da solo - spiega una donna dell'Honduras che coltiva caffè da generazioni - Ora non è più così. Non riusciamo più neppure a dire se siamo in estate o in inverno e quando e se possiamo seminare o raccogliere".
I "generi coloniali" a rischio da 8 Paesi
I Paesi stranieri "a rischio" per le esportazioni nel Regno Unito sono Brasile, Sud Africa, India e Vietnam, Peru e Colombia, Costa d'Avorio e Kenia: il cuore dell'antico impero. E delle tradizioni alimentari e gastronomiche inglesi: banane, uva, avocado, cacao, legumi, anacardi, tonno in scatola e, soprattutto, tè. Tutti prodotti in Paesi che stanno ferocemente facendo i conti con il cambiamento climatico e con le conseguenze sempre più pesanti del riscaldamento globale.
Allarme per il climate change
"Questo è un rapporto importante e tempestivo di Christian Aid: illustra il collegamento tra la minaccia che i cambiamenti climatici rappresentano per la sussistenza degli agricoltori e il cibo che mangiamo nel Regno Unito", commenta Alexander Carnwarth, portavoce della Fairtrade Foundation. E già, perché mangiare è un atto agricolo. E se l'agricoltura è a rischio, anche il cibo è a rischio. Anche quello dei più ricchi.