In Olanda c'è già la lista di attesa per assaggiare "per motivi di studio" la carne coltivata. Ma non solo: c'è online un bistrot virtuale in cui poter fare l'esperienza - virtuale appunto - di un "vero" ipotetico menu a base di carne coltivata. Addirittura, potete scaricare un ricettario per capire cosa succederà nelle nostre cucine e nei nostri piatti a breve. Sì, molto a breve, perché l'Olanda sarà la prima nazione in Europa a permettere l'assaggio a fini di studio della carne creata (o meglio allevata) in laboratorio. Dopo essere stata la nazione in cui sono partiti i primi esperimenti sul tema. Uno tra i primi ristoranti dove assaggiare hamburger coltivati di manzo, maiale e pollo, sarà probabilmente in Rotterdam, sulle rive del Maas, nel ristorante Parkheuvel di Erik Van Loo, chef etico che ha sposato la causa della carne coltivata pur provenendo da una famiglia di macellai.
Inghilterra: sulla via della carne in vitro
In Inghilterra, invece, che non fa parte della UE e che sta marciando in maniera spedita verso la prospettiva di una produzione di massa della carne coltivata e dove lavora la Uncommon, azienda che sta sperimentando la coltivazione della carne in vitro a partire da una via nuova che sfrutta la tecnologia dell'RNA, sarà probabilmente ai tavoli di Richard McGeown, lo chef che per primo ha grigliato un hamburger coltivato in diretta sulla tv inglese, che fa l'executive nel Couch’s Great House Restaurant nel villaggio di pescatori di Polperro in the fishing village of Polperro nella punta sudoccidentale dell'Inghilterra.
Prenotazioni a San Francisco da Dominique Crenn per mangiare la carne coltivata
Ma dove si può mangiare intanto, questa carne coltivata? La Food & Drug Administration ha dato il via libera negli States. Così le aziende di produzione hanno stretto i primi accordi con ristoranti esclusivi: Upside ha concluso una partnership con il prestigioso Bar Crenn, spin off del tristellato Atelier Crenn di Dominique Crenn a San Francisco, la prima donna statunitense ad avere il massimo nella rossa Michelin e la cuoca che non serve carne dal 2018, quando ha radicalizzato la sua scelta vegetariana. “È la prima volta che la carne torna nel mio menu dal 2018, perché il pollo di Upside è la prima carne che mi piace cucinare e portare a tavola per i miei ospiti - commenta la chef - la carne coltivata rappresenta un passo significativo verso un sistema alimentare più sostenibile, etico e compassionevole”.
La tavola di Jose Andrés a Washington
Da Ovest a Est, a Washington i piatti a base di carne di Good Meat saranno serviti in uno dei ristoranti dello chef José Andrés (si comincia con gli spiedini di pollo nel locale di cucina peruviana China Chilcano di Penn Quarter). Andrés era già famoso per World Central Kitchen, il progetto che scodella 300 milioni di pasti per le comunità colpite da disastri naturali e da crisi umanitarie prolungate che gli è valso la copertina del Time oltre che l'appoggio di Jeff Bezos. Prenotazioni aperte dal 25 luglio.
Sia Upside che Good Meat avvertono: la produzione è limitata, ancora non ce ne sarà per tutti. Al momento, l'impianto di Emeryville (Upside) può produrre fino a 230 quintali di prodotti a base di carne coltivata l'anno, anche se l'obiettivo è di espandersi a 1.820 quintali l'anno. I funzionari di Good Meat non hanno ancora comunicato una stima di produzione. In ogni caso una quantità ancora molto lontana dalle circa 23 milioni di tonnellate di pollo l'anno consumate dagli americani.
Le ragioni di una scelta
Perché questa grande corsa alla carne prodotta in laboratorio? Lo spieghiamo con le parole con cui si presentano gli olandesi di Bistro In Vitro: "Ora che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi nel 2050, il nostro attuale modo di produrre e consumare carne sta rapidamente diventando insostenibile. Il riscaldamento globale, il consumo di energia, le malattie degli animali e la prevista scarsità di cibo a livello mondiale sono solo alcune delle pressanti questioni legate al cibo che dovremo affrontare, e questo prima ancora di aver considerato la tanto dibattuta questione della crudeltà sugli animali e dell'allevamento intensivo". Ora si tratta di provarla, questa carne, e di giudicare con i nostri sensi, oltre che con la testa.