Il raffaiuolo (o anche 'raffiolo') napoletano è uno dei dolci tipici delle feste natalizie, che ha più di 300 anni di storia, inventato dalle suore. Quello della Penisola Sorrentina, invece, è il dolce del periodo pasquale. Era una specialità fatta in casa che veniva data alle partorienti come supplemento proteico.
La storia del raffaiuolo delle feste
Quella ripiena è la versione napoletana, un biscotto piccolo, piatto e ovale. Farcito con una crema di ricotta e poi ricoperto con la glassa, la versione napoletana non può mancare sulla tavola natalizia partenopea, insieme ai mostaccioli, roccocò e susamielli. Una specialità che nasce nel 1700 per opera delle monache benedettine del convento di San Gregorio Armeno a Napoli, che creano dei "ravioli" dolci, (da cui deriverebbe il nome). La versione sorrentina, invece, è il dolce della Pasqua, accanto a pastiera e casatiello dolce.
Il raffaiuolo sorrentino di Pasqua
La preparazione è completamente diversa da quella natalizia che si fa a Napoli: dalla forma sferica e delle dimensioni di un krapfen, quello sorrentino ha un impasto soffice e senza ripieno, ed è ricoperto solo da uno strato sottilissimo di naspro leggermente aromatizzato al limone (glassatura fatta con albume e zucchero che serviva a decorare le torte nuziali d'una volta). Il sapore del morbido pan di spagna dei raffaiuoli di Sorrento ricorda quello dei noti biscotti di Novara (leggeri e croccanti e usati da alcuni per fare la base del tiramisu al posto dei savoiardi). Ricchi di uova e scarsi di grassi, i raffaiuoli sorrentini erano considerati una buona fonte di proteine per le partorienti che allattavano i neonati. Ottimi "il giorno dopo" quando i sapori si sono amalgamati e la glassatura inizia a sbriciolarsi. Una vera goduria mangiarli a tarda notte, in attesa di vedere sfilare le processioni del venerdì Santo per le strade di Sorrento.