Doggy bag. Perché gli italiani si vergognano a chiederla?
Chi di noi al ristorante non ha mai indugiato davanti a un piatto non finito prima di chiedere al cameriere la “deplorevole” doggy bag? Anzi, nella maggior parte dei casi, si finisce per rinunciare al proposito prima ancora di aver formulato il pensiero, pur di non incappare in uno scambio imbarazzante di battute. È un’indagine della Coldiretti a ricordarci che solo un italiano su dieci ha l’ardire di vincere l’imbarazzo, mentre il valore dello spreco alimentare aumenta a dismisura, fino a superare quota otto miliardi di euro solo nell’ambiente domestico (secondo il Rapporto 2014 dell’osservatorio sugli sprechi delle famiglie).
Ma può essere utile tenere a mente che questo limite culturale così radicato nella consuetudine italiana, in molti Paesi – l’America in prima linea – non esiste affatto. E in fondo, quando si tratta di combattere lo spreco alimentare, il fine giustifica i mezzi. La cosiddetta “borsa per il cane” negli Stati Uniti è abitudine diffusa e garantisce ai commensali americani di portare a casa senza imbarazzo di sorta ogni genere di avanzo, anche quando si è ospiti di un ristorante patinato.
Doggy Bag d’autore. Comieco e Slow Food contro lo spreco
L’iniziativa di Comieco in collaborazione con Slow Food e un gruppo di designer e illustratori – a coordinare il progetto l’architetto Michele De LucchiÂÂÂ e il professor Andrea Kerbaker, poi i designer Giulio Iacchetti, Matteo RagniÂÂÂ con Chiara MoreschiÂÂÂ e Francesco FaccinÂÂÂ hanno ideato i contenitori, mentre le illustrazioni sono di Olimpia Zagnoli, Beppe Giacobbe e Guido ScarabottoloÂÂÂ - è quindi da salutare positivamente: le doggy bag di design ideate dal Consorzio per il recupero e riciclaggio dei materiali cellulosici puntano a sensibilizzare sul tema dello spreco proponendo una soluzione concreta e divertente, con l’iniziativa Doggy Bag – Se avanzo mangiatemi.
Si tratta di contenitori d’autore colorati e originali (non a caso esibiti durante il prossimo Fuori Salone, dal 14 al 19 aprile) che già sono stati distribuiti gratuitamente presso alcuni ristoranti di Milano e della Lombardia affiliati a Slow Food (75 in totale nei prossimi mesi), pronti a inaugurare il progetto pilota che coinvolgerà Milano durante tutta l’Expo; così sarà sufficiente richiedere una doggy bag per portare a casa quanto è rimasto nel piatto e collezionare al tempo stesso un oggetto simpatico – ovviamente riciclabile e ecocompatibile - da riutilizzare in nuove occasioni. “L’intento” ha spiegato Lorenzo Berlendis, vice direttore di Slow Food Italia “è quello di contaminare una grande rete, coinvolgendo avventori e ristoratori in un’operazione che intende compiere una sintesi tra etica ed estetica dove il bello è veicolo e sinonimo di sostanza, per un cambio di passo culturale”.
Foto di Riccardo Torri