Il numero di pesci allevati supera quello dei pescati. Il documentario che dice la verità su un'industria da 120 miliardi di animali

15 Feb 2024, 14:17 | a cura di
Il film di Francesco De Agustinis racconta  la crescita rapidissima degli allevamenti di salmoni, spigole, orate, gamberi, trote e tonni. Un'industria non proprio sostenibile

Sarà presentato oggi 15 febbraio, alle 18 al Maxxi di Roma, il nuovo documentario del regista e giornalista Francesco De Agustinis: Until the end of the world. Un viaggio attraverso gli allevamenti intensivi di pesce di tutto il mondo.

 

Il film è il frutto di un lavoro durato tre anni, per raccontare  la crescita rapidissima degli allevamenti di salmoni, spigole, orate, gamberi, trote e tonni, in diverse regioni del mondo. «Basti pensare - spiegano gli autori - che nel 2021 la produzione del pesce allevato ha superato la pesca, si parla tra i 40 e i 120 miliardi di pesci».

L'acquacoltura è davvero sostenibile?

L'intento del regista e degli autori del documentario è proprio svelare cosa si cela dietro gli allevamenti intensivi di pesce. Impianti che spesso vengono presentati come i soli in grado di soddisfare i bisogni alimentari del pianeta. A fronte di una popolazione mondiale che nel 2050 potrebbe raggiungere quota 9,7 miliardi di persone, il fabbisogno di cibo è in costante aumento. Ma con quali conseguenze?

Come documentato dal film, il comparto di allevamenti intensivi di pesce sta mettendo a rischio la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare. Senza dimenticare lo sfruttamento indiscriminato delle risorse che va «a inquinare paradisi naturali e distrugge piccole economie locali in varie parti del mondo». Intorno agli allevamenti intensivi, anche quelli ittici, i ricercatori hanno trovato solo desolazione e sfruttamento della natura.


Oggi l'acquacoltura intensiva è considerata la nuova frontiera per contrastare l'insicurezza alimentare ed è un settore significativo anche in termini di profitto. Ed è l’industria alimentare in più rapida crescita al mondo: «Questo tipo di allevamenti intensivi è il risultato di una precisa strategia delle Nazioni Unite per aumentare la produzione globale di cibo con un maggiore ricorso alle risorse marine, attirando di conseguenze enormi investimenti. Una crescita che, come il film mostra, ha molti effetti collaterali».

Partendo dagli allevamenti di spigole e orate nel Mediterraneo, in Italia, Grecia e Spagna, il documentario «mostra l'inquinamento di paradisi naturali, la distruzione di piccole economie locali e la paradossale concorrenza di questa industria con i mezzi di sostentamento di intere comunità, anche in aree vulnerabili del Pianeta».

Salmone, trota, orata, spigola, e poi ambiente, sicurezza alimentare, colonizzazione, accaparramento di terra e acqua. Fino alla fine del mondo è un viaggio attraverso tre continenti che mostra come questa industria dipenda dalla cattura di risorse naturali, «che siano porzioni di mare da trasformare in aree produttive o enormi quantità di pesci da trasformare in mangimi».

I dati della Fao

Secondo i dati della Fao 2022 «la notevole crescita dell'acquacoltura ha portato la produzione mondiale da pesca e acquacoltura a un livello record. Gli alimenti di origine acquatica forniscono un contributo sempre più importante alla sicurezza alimentare e alla nutrizione del XXI secolo. (...) L'edizione 2022 de Lo Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacoltura (SOFIA) indica come la crescita dell'acquacoltura, in particolare in Asia, abbia spinto la produzione totale di pesca e acquacoltura a un massimo storico di 214 milioni di tonnellate nel 2020, comprendente 178 milioni di tonnellate di animali acquatici e 36 milioni di tonnellate di alghe».

La produzione di animali acquatici, infatti, nel 2020 ha superato del 30% la media del primo decennio del 2000 e di oltre il 60% quella degli anni ‘90. «Tali risultati - si legge sul sito - sono stati conseguiti essenzialmente grazie al record di 87,5 milioni di animali acquatici prodotti dall’acquacoltura».

Il documentario

Il lavoro di Francesco De Agustinis ha attraversato tre continenti ed è stato realizzato con il supporto di di journalismfund.eu e dell’Internews’ Earth Journalism Network. Con questo documentario, De Agostinis ha voluto raccontare al mondo la lotta quotidiana delle comunità locali contro l’espansione degli allevamenti ittici, accusati di inquinare le acque incontaminate, di impossessarsi delle risorse naturali e persino di favorire la fame e l’insicurezza alimentare.

Il regista si è già occupato di ambiente, inquinamento, sicurezza alimentare e sfruttamento delle risorse. Nel 2019 ha firmato la regia di Deforestazione Made in Italy e nel 2021 One Earth-Tutto è connesso.

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