L'anno del cibo italiano nel mondo. Ancora progetti
Una campagna social destinata a valorizzare il legame fra cibo e arte, e avvicinare i giovani ai musei, l'app di Coldiretti che raduna i migliori mercati, le fattorie e le botteghe dei borghi d'Italia, con l'intento di sottolineare l'importanza delle tradizioni gastronomiche dei piccoli comuni della Penisola. E ora il piano di rilancio per garantire ulteriori risorse e opportunità per la crescita di filiere e territori, a sostegno del comparto agroalimentare nazionale. L'anno del cibo italiano si apre con una serie di iniziative interessanti e ben studiate, ideate soprattutto per porre l'accento su quelle località, specialità e arti legate alla gastronomia che sono state inserite nel patrimonio Unesco.
L'iniziativa
Quello dei Distretti del cibo era un progetto già annunciato a inizio gennaio, un piano che coinvolgerà agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi, artigiani, ufficializzato da qualche ora a Bergamo. 5 milioni di euro per il 2018 e 10 milioni nel 2019: questa la cifra stanziata per il sostegno dei distretti stabilita dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. “C'è bisogno di un salto di qualità nella gestione delle politiche del cibo per far sviluppare ancora i nostri territori”, ha specificato il Mipaaf in una nota, precisando inoltre che il riconoscimento dei Distretti sarà affidato alle Regioni e alle Province autonome che provvederanno a comunicarlo al Ministero. “A tutela delle imprese agricole”, aggiunge il ministro MaurizioMartina, “vanno costruiti rapporti più stretti nelle filiere e servizi che guardino a tutto il territorio nel suo complesso”. E che, di conseguenza, mettano insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni per realizzare obiettivi comuni, “una scelta innovativa, che consente al nostro Paese di guardare allo sviluppo locale e alla tutela del paesaggio con un approccio nuovo”.
Gli obiettivi
Un piano di integrazione, dunque, che mette a sistema l'intera filiera facendo rete, creando sinergie, puntando sempre più alla tanta agognata coesione del comparto, in una stretta collaborazione tra realtà agricole e attività di prossimità, “a partire dai mercati contadini”. Senza dimenticare poi i distretti del biologico, biodinamico e naturale, “dove la sostenibilità diventa leva di competitività anche fuori dai confini strettamente agricoli”. Una scelta di sostegno chiara e ben definita, “per la prima volta con risorse certe e pluriennali. Nell'Anno nazionale del cibo italiano e dopo Expo, mettiamo un altro tassello centrale per dare forza al Made in Italy agroalimentare”.
I Distretti
Ma cosa significa, nella pratica, Distretto del cibo? Viene definito come tale ogni distretto rurale e agroalimentare di qualità – già riconosciuto o da riconoscere – e tutti i distretti localizzati in aree urbane o peri-urbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle zone, oltre a quelli a regime biologico. I distretti che saranno creati da questa settimana in avanti saranno aggiunti alla lista di altri esempi già attivi, come il Distretto della Maremma, nato nel '96 con l’adesione di 28 comuni e che ha messo a sistema l’intera filiera produttiva del territorio, sotto la regia dell’ente provinciale.Un modello replicato anche a Bergamo nel 2016, con il Bio-Distretto dell’Agricoltura Sociale, che coinvolge 23 tra cooperative e aziende bio, e poi il Distretto Rurale di Milano nel 2011, ovvero l’insieme cooperativo di 34 imprese che, a livello comunale, coltivano il 70% delle aree agricole, e il Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca, creato dalla Regione Lombardia nel 2012 e che abbraccia 42 Comuni ed oltre 100 diverse aziende, enti di ricerca, scuole, istituti bancari, associazioni di categoria ed Enti parco.
a cura di Michela Becchi