Strobosfere, pavimenti a scacchi, carta da parati dai motivi geometrici, sedie in rattan: i bar in America sembrano aver abbracciato sempre di più lo stile anni ’70, nell’ambiente così come nell’atmosfera. Luci giuste, drink semplici ma soddisfacenti, aria scanzonata e tanta buona musica: un tuffo nel passato irresistibile.
I bar anni ’70 negli Stati Uniti
Sono tanti i locali simili che hanno aperto negli ultimi tempi, da The Let’s Go! a Los Angeles, club in stile italiano, a Nowhere Lounge fuori Buffalo, o Pins & Needles a Cleveland, all’interno di un seminterrato di una pista da bowling (più anni ’70 di così…): posti accomunati da un ambiente caldo e accogliente, dalla stessa palette di colori e una playlist inconfondibile. Ma cos’è che dà un carattere anni ’70 a un locale? “Per me è tutto nella musica” ha spiegato Jen Shorr, titolare di Joyface nell’East Village di New York. “Il mio obiettivo era ricreare un soggiorno anni ’70, un luogo dove accomodarsi e restare, non un bar di passaggio”. In sottofondo, Stevie Wonder, ABBA, Madonna, “musica simile unisce persone di qualsiasi età”. E di fatti la maggior parte dei clienti viene “solo per un drink” ma poi finisce per rimanere tutta la sera. Non si può dire di no al richiamo di Dancing Queen.
Il ritorno al passato e il fascino vintage
Sono bar che piacciono a tutti, a chi quell’atmosfera l’ha vissuta e alle nuove generazioni estasiate dai dettagli estetici del tempo: siamo in piena nostalgia-mania, qualsiasi oggetto o abitudine pre-social network ora è di nuovo in voga. I vecchi cellulari senza internet, le macchine fotografiche con il rullino (c’è anche il ritorno di quelle usa e getta della Kodak), tutto è considerato vintage, affascinante, stiloso. E mentre la Pupa rimette in vendita le trousse Angelo e Diavolo dei primi anni 2000, anche il mondo della ristorazione pesca dal passato per creare nuove vibes. Gli anni ’70 con la loro disco music si prestano benissimo a questa operazione di recupero. Un riciclo anche di materiali, che provengono da mercati dell’usato e negozi di seconda mano, “non credo di aver nulla di prezioso” racconta Shorr, “probabilmente ho comprato roba che era rimasta nella cantina di altri per anni e anni”. E che rischia di rovinarsi ora con le tante persone che si scatenano in pista, “ma almeno ha rivisto la luce”. Un po’ come questo decennio di eccessi e frivolezze, che oggi torna ad appagare nuove generazioni.