Nei Paesi asiatici esiste già da un po’, ma ora il Dirty Coffee sta prendendo piede anche tra le caffetterie specialty europee: i baristi amano sperimentare con prodotti nuovi, utili per far avvicinare un pubblico più giovane al mondo del caffè di qualità. E il Dirty Coffee si presta bene a questo: le sue origini sono dibattute, ma molti ritengono sia stato Katsuyuki Tanaka, fondatore del Bear Pond Espresso di Tokyo, a ideare il drink. Si dice che, nel 2010, la titolare di un salone di parrucchieri vicino il bar raccontò a Tanaka di aver ordinato un caffellatte freddo con ghiaccio a portar via, ma lungo la strada per il lavoro il ghiaccio si era sciolto e la bevanda annacquata. Così, al barista venne l’idea di versare direttamente l’espresso caldo nel latte, senza aggiunta di ghiaccio: il nome (letteralmente, caffè sporco) deriva dal modo in cui il caffè «macchia» il latte durante il procedimento.
Dirty Coffee, la nuova bevanda dei giovani
Pochi ingredienti per una ricetta semplice che però si è rivelata efficace: l’espresso viene fatto al momento e versato su un bicchiere di latte intero freddo, così da avere una bevanda morbida al palato, da gustare in vetro per osservare i diversi strati. Tra i primi a servire il Dirty Coffee, Won Kim, ideatore del Tian Roast Coffee di Beijing, tra i pionieri della scena specialty cinese, che ha spiegato alla rivista di settore Perfect Daily Grind perché è importante non mescolare mai la bevanda: «Molti consumatori cinesi optano ancora per il caffè solubile, non sono abituati al gusto intenso dell’espresso. Con il Dirty Coffee, questo si può assaporare in purezza prima di affondare nella dolcezza del latte, che può rendere l’esperienza più piacevole a chi non consuma solitamente l’espresso».
Il Dirty Coffee in Europa
Se nei paesi asiatici va di moda già da un po’, in Europa (ma anche in Australia, per esempio alla Udom House di Melbourne) il Dirty Coffee è arrivato grazie all’avvicinamento della Gen Z verso il mondo dell’oro nero (che conquista sempre di più le nuove generazioni, al punto da spingerle a preferire la caffetteria al pub). I primi a proporlo in Europa sono stati Marta Sidrow e Andrzej Banach del Dobra Materia di Varsavia: «Lo si può considerare a metà tra una bevanda e un dessert, funziona bene con le persone che prediligono i sapori più rotondi e dolci». Oltre a catturare l’attenzione a livello estetico «mentre l’anello dell’espresso cade lentamente nel latte, il contrasto cromatico crea una bevanda accattivante. È un’opzione che in menu si distingue».
Foto di apertura di Udom House, Melbourne