Dieta mediterranea a rischio: la colpa è della crisi economica. L'indagine del Censis

30 Ott 2016, 15:00 | a cura di

Meno carne e pesce sulle tavole degli italiani. Diminuisce la spesa quotidiana delle famiglie e aumentano i rischi per la salute. Il quadro preoccupante che emerge dall'indagine del Censis.


I consumi

Sono 16,6 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno ridotto il consumo di carne, 10,6 milioni quelli che consumano meno pesce: questi i dati ricavati dall'indagine del Censis presentata il 26 ottobre al Palazzo Giustiniano di Roma. Uno studio che mette in rilievo il graduale abbandono della buona tavola italiana, saldamente ancorata ai valori di quella dieta mediterranea che tutto il mondo ci invidia. Eppure, a risentire della crisi economica che l'Italia stenta a superare, è proprio quella cucina fatta di prodotti freschi, genuini, di stagione, che, sempre più, iniziano a scarseggiare nei frigoriferi degli italiani. Diminuisce il consumo di frutta da parte di 3,6 milioni di persone e quello di verdura, da parte di 3,5 milioni di italiani, in favore di prodotti iper-elaborati e a basso contenuto nutrizionale. L'equilibrio nella dieta quotidiana di molte famiglie è dunque minacciato e nuovi rischi per la salute potrebbero insorgere a seguito di scelte alimentari sempre meno consapevoli. Un dato allarmante e inatteso in un periodo come questo, in cui la sicurezza alimentare si è fatta priorità e tanti hanno imparato a ricercare il benessere a tavola, prestando attenzione ai valori nutrizionali dei prodotti che entrano in cucina.

Food Social Gap

E infatti, secondo la ricerca condotta da Censis, il cuore del problema non è di tipo culturale, ma economico: si amplia il cosiddetto food social gap (divario sociale del cibo) tra le famiglie a basso reddito e quelle benestanti. Nell'arco di 8 anni - il periodo compreso tra 2007 e 2015 - la spesa alimentare è diminuita in media del 12,2%, ma nelle famiglie operaie è crollata del 19,4%, arrivando a toccare il 28,9% in quelle che contano una persona disoccupata. Si rinuncia alla carne in primis, e poi al pesce, proprio come in passato, quando la tavola era influenzata dal ceto, e i meno abbienti erano costretti a rinunciare ad alimenti fondamentali per una dieta bilanciata. E oggi, nuovamente, la spesa delle famiglie più povere è di fatto in picchiata, con tagli netti alla spesa alimentare e un crollo dei consumi vertiginoso.

Nord e Sud Italia

Un modello a cui ispirarsi, perché fondamento del mangiare equilibrato: ecco cos'è la dieta mediterranea, universalmente studiata ed elogiata da medici nutrizionisti di fama internazionale. Ma quando diminuiscono i consumi e la varietà, di conseguenza aumentano i rischi di patologie, a cominciare dall'impennata dei tassi di obesità. Non a caso questi valori sono più alti nelle regioni con reddito inferiore, in quelle famiglie dove la scelta verte su prodotti a basso costo, di qualità inferiore, con un apporto nutrizionale insufficiente e ricchi, al contrario, di conservanti e ingredienti dannosi. E ancora una volta il divario più significativo è quello fra Nord e Sud: al Meridione, dove il reddito è inferiore del 24,2% rispetto al valore medio nazionale e la spesa alimentare è diminuita del16,6%, gli obesi e le persone in sovrappeso rappresentano ben il 49,3% della popolazione, un numero elevato rispetto al 42,1% del Nord Italia e al 45% del Centro.

a cura di Michela Becchi

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