Una multinazionale può decidere, con poche righe di comunicato, di spegnere una storia industriale e sociale lunga decenni? A Santa Vittoria d’Alba, piccolo comune cuneese, sembra proprio di sì. È quanto accade con Diageo, gigante britannico degli alcolici e proprietario dello storico ex stabilimento Cinzano, in Piemonte. La decisione è drastica: cessazione totale delle attività produttive e amministrative entro il 2026 e licenziamento di oltre 350 dipendenti. Una notizia che ha scosso il territorio e innescato la mobilitazione dei sindacati, che hanno dato vita a uno sciopero di otto ore.
Annunciata la chiusura della sede nel Roero
Lo stabilimento di Santa Vittoria ha le ore contate. A comunicarlo è stata la stessa Diageo, che ha giustificato la scelta con motivazioni secche e prive di appello: impianti definiti «obsoleti», dimensioni «inadeguate» e una strategia aziendale che punta a «focalizzare gli investimenti su siti strategici». Insomma, il Piemonte esce dal radar di una multinazionale sempre più orientata verso il Nord Europa, a discapito dei lavoratori e del tessuto economico locale.
Le segreterie provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e Ugl hanno subito reagito, convocando un presidio-assemblea davanti ai cancelli dello stabilimento questa mattina alle 9. Antonio Bastardi (Fai Cisl Cuneo), Loredana Sasia (Flai Cgil) e Alberto Battaglino (Uila Uil) hanno espresso tutta la loro preoccupazione: «Dopo aver discusso di varie possibilità lo scorso 19 novembre, stamattina è arrivata la comunicazione definitiva. Diageo ha già avviato la procedura prevista dalla legge 234 del 2021, che prevede 180 giorni per la messa in mobilità dei lavoratori».
I numeri di un dramma occupazionale
Dietro il freddo annuncio aziendale, ci sono oltre 350 persone che rischiano di perdere il lavoro: circa 215 operai, 113 impiegati, 16 quadri e alcuni dirigenti. Per tutti loro, l’incertezza sul futuro è ora la sola certezza. La direzione aziendale ha parlato di una «redistribuzione dei volumi produttivi», sottolineando che solo il 2 per cento della produzione dello stabilimento è destinata al mercato italiano. Ma questa motivazione non convince i sindacati, che sollevano dubbi sugli investimenti fatti recentemente nello stabilimento: «Oggi mi chiedo se gli investimenti dello scorso anno, pari a più di 8 milioni di euro, fossero già finalizzati a una vendita», si domanda sulla Gazzetta d'Alba il segretario generale della Fai Cisl di Cuneo.
La mobilitazione delle istituzioni
La Regione Piemonte ha dichiarato immediatamente il suo sostegno ai lavoratori. Il presidente Alberto Cirio è stato presente al presidio e ha promesso un incontro con l’azienda entro la settimana: «Faremo tutto il possibile per scongiurare questa chiusura e proteggere il nostro territorio». Sulla stessa linea la vicepresidente Elena Chiorino, che ha assicurato sulla Gazzetta d'Alba: «La tutela dei lavoratori e delle loro famiglie è una priorità assoluta. Ci batteremo per garantire loro un futuro stabile». Anche l’opposizione regionale, rappresentata da Giulia Marro (Avs), ha puntato il dito contro un sistema economico che favorisce il profitto a discapito delle comunità: «Questa decisione dimostra ancora una volta come le multinazionali possano abbandonare interi territori in nome delle loro logiche di profitto. Non possiamo permettere che le aziende continuino a ricattare lavoratori e istituzioni. È necessario un cambio di paradigma».
Il caso Diageo rappresenta un colpo durissimo per il territorio del Roero, che negli anni ha già affrontato altre crisi industriali. La chiusura dello stabilimento non colpisce solo i dipendenti, ma rischia di avere ripercussioni a catena sull’intera economia locale. Come sottolineano i sindacati, «la chiusura dello stabilimento non è solo una questione occupazionale, ma anche sociale. Ogni posto di lavoro perso ha un impatto diretto sulle famiglie e sulle comunità». Oggi, davanti ai cancelli dello stabilimento, si alzano le voci dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni. La speranza è che questa mobilitazione possa aprire un dialogo con Diageo o, almeno, mitigare le conseguenze di una decisione che appare irrevocabile.